“Siamo arrivati all’assurdità di accettare con indifferenza le morti dei bambini in mare, come fosse normale”. Lo dice al Sir Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio immigrazione di Caritas italiana, commentando l’ennesima morte di una bambina di meno di tre anni, dopo essere stata portata già in gravi condizioni al poliambulatorio di Lampedusa. Il barcone alla deriva e poi affondato, con a bordo 161 migranti, era stato soccorso la notte scorsa al largo dell’isola. “Questa ennesima tragedia – osserva Forti – accade in un momento in cui si sta dibattendo su un nuovo codice di condotta per le Ong. L’invito che facciamo è tener sempre presente che sulle attività di soccorso in mare succedono molti drammi di questo tipo, per questo andrebbero sostenute e incoraggiate, prevedendo porti di sbarco affinché chi si trova in quelle condizioni possa essere assistito. Allo stesso tempo vanno aumentate le possibilità di ingressi legali e sicuri attraverso corridoi umanitari o altre azioni di cui possano beneficiare persone vulnerabili come le donne sole o bambini così piccoli, perché non siano costretti a mettersi in mare in quelle condizioni”. Secondo Forti l’ipotesi di fare la domanda di protezione internazionale sulla nave umanitaria “non è una proposta praticabile”: “È una questione di cui si era già discusso in passato – spiega. Si era già detto che non è materialmente fattibile perché possono esserci condizioni tali che richiedono uno sbarco il prima possibile. Fare la richiesta a bordo non significa che chi non la fa o non è considerato meritevole può essere riportato chissà dove. La cosa importante è che le persone salvate vengano immediatamente portate nel porto più sicuro e appena sbarcate abbiano accesso a tutte le procedure. Il rischio per le persone più fragili e vulnerabili è che aspettando anche un solo giorno in più possano mettere a repentaglio la propria vita. L’unico modo per mettere in sicurezza le persone più fragili è lo sbarco immediato”.