“Vi auguro per Natale, e anche dopo, di poter essere, in tutti i luoghi bui del mondo, coloro che portano un po’ di luce perché già quel po’ di luce rischiara le tenebre”. Questo l’augurio che il vescovo Serafino Parisi ha rivolto sabato sera agli scout della diocesi di Lamezia Terme, nel corso della veglia di preghiera per l’accoglienza della “Luce di Betlemme” svoltasi nella chiesa del Rosario.
“Voi – ha detto il presule – avete scritto su questi cartoncini delle parole negative che, poi, sono state messe faccia al muro, girate dietro. Sono la paura, la mafia, l’ingiustizia, l’abbandono. Forse, però, quella più problematica è la parola angoscia perché l’angoscia è una situazione di vita che ti impedisce di guardare verso il futuro e, dato che immagini che non ci sia futuro, ti senti come con l’acqua alla gola, impedito a fare tutto. Ed allora lasci stare. Lasci, magari, che gli altri facciano le cose al tuo posto, si impegnino al posto nostro. Avete messo queste parole negative lì e, poi, avete, invece, scritto davanti delle parole positive: commozione, cambiamento, speranza, unione, cultura della legalità. Quella che mi piace di più è, però, la parola consapevolezza che vuol dire arrivare a sapere le cose, fare un cammino di ricerca per sperimentare la realtà. La consapevolezza è proprio questo: la certezza di sapere, di conoscere. E la consapevolezza è l’elemento che porta, poi, alla svolta. È quell’elemento che porta a vincere la mafia, l’ingiustizia, l’abbandono, l’angoscia”.
“Prendere coscienza ragionando – ha aggiunto mons. Parisi – significa avere consapevolezza. Quando noi abbiamo consapevolezza di che cosa è l’angoscia, possiamo cambiare. Quando abbiamo consapevolezza di che cosa è l’ingiustizia, possiamo lottare l’ingiustizia e riprendere il cammino. Queste parole forti che voi avete utilizzato per descrivere gli atteggiamenti negativi che avete trovato in giro, non dovete soltanto scriverle. Bisogna, poi, individuate le parole negative, riscrivere quelle positive. Questo è il compito che voi ricevete: conoscendo le parole negative, scrivete sul libro della vostra vita, sul libro di tutta la storia e di questo vostro territorio, le parole positive”.
E come si fa? “Un po’ come avete fatto voi andando in giro – ha concluso il vescovo – . Siete andati in alcuni posti bui e cosa capita quando il posto è buio? Basta andare con una lampada, come la luce di Betlemme, che anche se è piccola cosa, anche se è una piccola fiamma, da a noi la possibilità di vedere. La luce vince il buio. La cura è la luce, ma la cura del mondo siamo noi”.