In un comunicato intitolato “Non un morto in più”, la Chiesa del dipartimento colombiano occidentale del Chocó rivolge un appello urgente ai diversi gruppi armati presenti storicamente nei territori, affinché dimostrino il loro impegno per la pace e con azioni concrete per questo Natale e per la fine dell’anno “attraverso un cessate-il-fuoco unilaterale”. Una richiesta che va nella direzione contraria rispetto a quanto fatto negli ultimi giorni da uno di questi gruppi, la guerriglia dell’Esercito di liberazione nazionale, che, a dispetto dei colloqui di pace in corso con il Governo, ha convocato in tutta la regione un “coprifuoco armato”, imponendo a tutti di non uscire di casa, con la minaccia delle armi.
“Un chiaro segno di un sincero desiderio di pace deve manifestarsi nel rispetto della vita, nella cessazione delle estorsioni, nella scomparsa delle frontiere o delle barriere invisibili, nel reclutamento e nell’utilizzo di bambini, adolescenti e giovani”, scrive il vescovo di Ismina-Tadó, mons. Mario Álvarez Gómez, a nome di tutta la Chiesa del Chocó, di fronte a un quadro desolante di sofferenze della popolazione durante il 2022, in termini di violenza (180 omicidi), ordine sociale, povertà e sofferenze dovute a disastri naturali, come gli incendi.
Inoltre, la lettera sottolinea il controllo dei diversi attori armati sulla popolazione del Chocó e l’insistenza dei governi locali, dipartimentali e nazionale nel continuare a “insistere nel rispondere a una crisi umanitaria, sociale e ambientale con misure militaristiche, invece di aggredire le vere cause del problema, che ha le sue origini nell’indifferenza storica del governo nazionale”.
L’appello di mons. Álvarez Gómez si somma a quello, di qualche giorno fa, rivolto ai gruppi armati da mons. Orlando Olave Villanova, vescovo di Tumaco, che ha chiesto un cessate-il-fuoco in questo periodo natalizio. “So che desiderate la pace e la riconciliazione per le comunità, per cui, facendo appello alla bontà che c’è nei vostri cuori e in nome dei teneri volti dei bambini, degli occhi speranzosi dei giovani e del desiderio di benessere che esiste in tutti gli abitanti di questa terra benedetta del Pacifico di Nariño, vi prego di cessare le vostre azioni e operazioni armate”. Il vescovo ha affermato di sperare che i gruppi armati accettino questo invito come un gesto sulla strada della pace e che serva come contributo alla costruzione di una riconciliazione totale tra le comunità. Ha inoltre richiamato l’attenzione sul fatto che questa ricerca della pace non è solo un compito dei gruppi armati, ma anche della società civile, dei governi locali, regionali e nazionali “perché per tutti noi è indiscutibile che la riconciliazione inizia con i segnali di pace”.