Pronto il Documento “Access, Cure, Care. L’approccio alle infezioni da virus epatitici e da Hib nella popolazione migrante”, redatto da specialisti di diverse discipline, pubblicato tra i Quaderni della salute de IlSole24ore, realizzato con il contributo non condizionante di Gilead Sciences. Il Documento, presentato ieri a Roma, “è frutto del lavoro di una Coalizione di diverse realtà, tra società scientifiche, istituzioni, centri di cura e assistenza, terzo settore, con operatori sanitari e professionisti da anni impegnati nella tutela della salute dei migranti, per i quali le malattie infettive rappresentano una frequente causa di morbilità e mortalità che potrebbe essere limitata”, si legge in un comunicato. Obiettivo, “un incremento di sensibilizzazione, formazione, screening e linkage-to-care”. Punto di partenza è la tutela del diritto alla salute e dell’accesso equo alle cure per tutti gli individui, come previsto dall’art. 32 della Costituzione. Le migrazioni rappresentano un elemento strutturale e dinamico della società italiana; la presa in carico delle principali malattie infettive e degli ostacoli sociali che influiscono maggiormente sui migranti rappresentano non solo un fondamentale intervento di salute pubblica, ma anche un’occasione preziosa di crescita e integrazione.
Questo documento cerca di sintetizzare gli interventi necessari per favorire la tutela della salute dei migranti, per ora basata solo su normative e linee guida frammentate e spesso disattese”, spiega Roberto Ranieri (Assessorato al Welfare Regione Lombardia). “Con questa operazione – aggiunge Tullio Prestileo, presidente Anlaids – si sistematizzano gli interventi, si indicano le modalità con cui procedere concretamente e si rilevano i reali bisogni di salute dei migranti, che spesso sono diversi da quelli dei cittadini occidentali”.
“L’assistenza alla popolazione migrante rappresenta un problema di estrema rilevanza a livello nazionale, con diverse sfaccettature tra le realtà locali – Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit – Il Policlinico di Tor Vergata, collocato nel quadrante est di Roma in una zona periferica, accoglie complessivamente circa 800mila persone, tra cui numerosi immigrati provenienti da ogni parte del mondo. Nel corso degli anni abbiamo costruito un’importante esperienza con questi pazienti, rilevando difficoltà non solo a livello sociale, ma anche culture diverse con altrettanti approcci alle problematiche sanitarie. Ogni volta, dunque, vanno comprese le ragioni del paziente migrante al fine di giungere a un punto di incontro e definire come comportarsi sulla prevenzione, sugli accertamenti e sui trattamenti da eseguire. Vi sono due aspetti virtuosi del nostro modello di cui proponiamo la condivisione attraverso il Documento: anzitutto, lo stretto e diretto contatto con il territorio, attraverso rapporti costanti con strutture come i SerD; in secondo luogo, la costruzione di spazi ambulatoriali dedicati a questi pazienti, affinché alle numerose difficoltà che affrontano non debbano aggiungersi anche ostacoli burocratici”.