Migranti: Eurostat, indicatori di integrazione nell’Ue. Più disoccupati, istruzione più bassa, maggiore rischio povertà ed esclusione

A pochi giorni dalla Giornata internazionale dei migranti, l’ente europeo di statistica Eurostat pubblica alcuni dati relativi agli indicatori di integrazione nell’Ue. Emerge che nel 2021, tra le persone di età compresa tra 20 e 64 anni, solo il 59,1% dei cittadini non-Ue era occupato, mentre il 74% dei cittadini di altri Stati membri lavorava, così come il 74% degli autoctoni. Il tasso di disoccupazione era circa il doppio (15,5%) per i cittadini non comunitari, mentre era del 6,3% per i cittadini nazionali, dell’8,7% per i cittadini di altri Stati membri. La bassa scolarizzazione è maggiore tra i cittadini (25-74 anni) extracomunitari (45,9%), che tra i cittadini nazionali (22,1%) e quelli dell’Ue che vivono in un altro Stato membro (28,9%). Il 48,4% dei cittadini extracomunitari (di età pari o superiore a 18 anni) era a rischio di povertà o esclusione sociale contro il 19,5% dei cittadini nazionali e il 27,5% dei cittadini comunitari residenti in un altro Stato membro. Solo il 24,2% dei cittadini extracomunitari possedeva un’abitazione nell’Ue, contro il 35% dei cittadini comunitari residenti in un altro Stato membro e il 74,3% dei cittadini nazionali. La cosa positiva è che sia per i migranti extracomunitari che per quello all’interno dell’Ue, la percezione del proprio stato di salute era percepita come molto buona o buona per una percentuale maggiore di persone rispetto ai cittadini Ue che vivono nel Paese di origine (73,7% contro il 68,7%), ciò anche in relazione alla minore età media dei migranti. Per quanto riguarda la cittadinanza, il tasso di naturalizzazione (dati 2020) per i cittadini extracomunitari è pari al 2,7%, mentre per i cittadini comunitari residenti in altro Stato membro è pari solo allo 0,7%.

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