Perù: ieri altre due vittime nel corso delle proteste, stato d’emergenza per trenta giorni. Oggi momento di preghiera

La Polizia peruviana ha confermato la morte di altre due persone nell’ambito delle proteste e degli scontri che hanno coinvolto tutto il Paese e soprattutto la zona andina meridionale, che si trova in pratica bloccata e isolata (con la chiusura dei principali aeroporti). Sale così a otto il numero delle vittime a partire da domenica scorsa. Proseguono assalti violenti a edifici pubblici, media, aziende private, confermando in molti osservatori l’impressione che, al di là della protesta popolare, le agitazioni siano in molti casi frutto di una precisa strategia da parte di gruppi politici o para-politici, in uno scenario di grande incertezza, “il più difficile degli ultimi trent’anni nel Paese”, come dichiarano fonti del Sir. In questo contesto, ieri la presidente Dina Boluarte, che è alla guida del Paese dopo il tentativo di golpe e il seguente arresto di Pedro Castillo, ha decretato lo stato d’emergenza per trenta giorni. Tale provvedimento non implica necessariamente la disposizione del coprifuoco, che al momento è stato deciso solo per alcune situazioni locali. Oggi, 15 dicembre, la Conferenza dei religiosi del Perù (Crp) ha convocato per le ore 20 una preghiera da vivere in tutta la nazione. La preghiera potrà essere seguita dal vivo attraverso la piattaforma Zoom. “Ci sentiamo chiamati a mantenere viva la speranza e vogliamo impegnarci a trovare vie di pace e di riconciliazione”, si legge in una nota della Crp.

 

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