“Siamo consapevoli che questo Sinodo si celebra mentre in Europa sperimentiamo la tragedia della guerra. Sono passati quasi dieci mesi dall’inizio dell’attacco e, non solo, non è arrivato nessun cessate il fuoco ma il rischio di una escalation del conflitto è sempre più incombente: pensiamo al missile caduto in Polonia poco tempo fa”. Lo ha detto mons. Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius e presidente del Ccee, presentando oggi l’Assemblea continentale del Sinodo, che vedrà riunirsi a Praga, dal 5 al 12 febbraio le Chiese cattoliche che sono in Europa. La prima parte dell’Assemblea, dal 5 al 9 febbraio – ha reso noto il presidente del Ccee – sarà un’assemblea ecclesiale e vedrà la partecipazione di 200 persone. Di queste, 156 sono i delegati delle 39 Conferenze episcopali, membri del Ccee: ogni delegazione nazionale è composta dal presidente della Conferenza episcopale e da altri 3 delegati, rappresentanti di tutto il popolo di Dio. 44 saranno gli ospiti invitati direttamente dalla presidenza del Ccee, quali esponenti delle realtà ecclesiali più rappresentative a livello europeo. Parteciperanno ai lavori anche alcuni delegati fraterni di altre confessioni cristiane. Inoltre, per consentire una partecipazione ai lavori più ampia possibile, 390 delegati online si aggiungono ai 200 delegati in presenza. Gli ultimi due giorni, dal 10 al 12 febbraio, si incontreranno solo i presidenti delle Conferenze episcopali. “La morte delle persone non può essere mai considerata un effetto collaterale della guerra”, ha affermato Grušas riferendosi alla purtroppo tragica attualità: “Ancora una volta, condanniamo con fermezza l’invasione armata dell’Ucraina e chiediamo ai Responsabili delle Nazioni di lavorare al dialogo politico che metta fine a questo conflitto”. Per i giorni dell’evento, insieme all’Ucesm (Unione delle Conferenze europee dei/lle Superiori/e maggiori), sono state invitate le comunità di vita contemplativa di tutta Europa a unirsi ai delegati noi, in modo particolare con l’adorazione silenziosa continua. “Di fronte alla guerra, i Paesi europei hanno risposto con una rete di solidarietà incredibile, a testimonianza che la persona e la dignità umana sono ancora un valore inestimabile”, ha proseguito il presidente del Ccee, secondo il quale “non si tratta semplicemente della risposta a un’emergenza imposta dalla guerra: noi sappiamo che questo è lo spirito di solidarietà dei popoli europei. Una solidarietà che scaturisce, nella maggior parte dei casi, dall’idea che ogni uomo è fatto ad immagine di Dio, e per questo va accolto, protetto, aiutato. L’Europa vive e respira questa idea profonda in cui trovano cittadinanza le radici cristiane dell’Europa. L’Europa è ancora cristiana, anche quando non sa di esserlo. A noi il compito di proclamare, ancora una volta, che Cristo è la speranza dell’Europa e del mondo intero”.