“Raffreddare il conflitto in Ucraina è essenziale per pensare a un futuro di pace”. Ne è convinto Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, intervenuto all’incontro promosso dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, in collaborazione con i media vaticani e la rivista Limes, sul tema: “L’Europa e la guerra: dallo spirito di Helsinki alle prospettive di pace”. “Per cominciare a guardare al futuro bisogna provare a congelare una guerra così intensa, che consuma le nostre energie intellettuali, politiche e diplomatiche”, la tesi di Riccardi, secondo il quale “un cessate il fuoco o almeno una tregua per Natale sarebbero rilevanti. Il Papa, nel 2014, parlò di guerra fratricida, cosa che non piacque ma che è una realtà storica. Negare una tregua a Natale, come si sta profilando, è anche una contraddizione con le radici cristiane di due Paesi nati dal battesimo di Rus’”. “Come parlare di un cessate il fuoco in un contesto in cui tutto è affidato alle armi e poco si è investito sulla diplomazia?”, si è chiesto lo storico: “Eppure bisogna fermare almeno per un momento un treno che va solo su binari bellici: raffreddare il conflitto è essenziale per pensare a un futuro di pace”. “L’Europa stessa ha due velocità, due sensibilità diverse sul futuro, a partire dal problema fondamentale del rapporto con la Russia, vista come una minaccia o come una risorsa. La risposta alla questione russa è ineliminabile. Tutto dipende dalla Russia: sua è stata la decisione di aggredire l’Ucraina e di perseguire una politica bellica. L’Europa è alle prese con l’eterna questione della politica e della cultura russa. Come vede l’Europa il futuro della Russia, come un possibile rapporto con essa o come un isolamento, fino ad auspicare la balcanizzazione con la Russia? Dalla risposte a queste domande dipende tanto dalle scelte del futuro”. “È doveroso pensare a stagioni di tregua per avviarsi ad una costruzione articolata di convivenza sicura e cooperativa”, ha concluso Riccardi: “La generazione che ci ha preceduto l’ha fatto con Helsinki. Avrà la nostra generazione questa capacità e questo coraggio? La pace è sempre futura. La nostra generazione deve essere costruttiva e creativa, se non si vuol fare imporre la guerra come futuro”.