“Lavorare insieme per nuova conferenza europea dedicata alla pace”. È l’invito del card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, intervenuto all’incontro promosso dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, in collaborazione con i media vaticani e la rivista Limes, sul tema: “L’Europa e la guerra: dallo spirito di Helsinki alle prospettive di pace”. “L’Europa crede ancora nelle regole che essa stessa si è data dopo Seconda Guerra mondiale, grazie alla lungimiranza suoi padri fondatori?”, si è chiesto Parolin mettendo in guardia dal “rischio ideologico presente in talune posizioni di allora e di oggi”. Serve “un maggior coinvolgimento, organizzato e preordinato, della società civile europea, dei movimenti pacifisti e dei think tank che a tutti i livelli operano per la pace e il dialogo”, la proposta per “non mettere nella soffitta dei sogni irrealizzabili il desiderio pace” e trovare, invece, “vie percorribili per realizzarlo, senza rassegnarsi all’ineluttabilità della guerra e venendo incontro al desiderio di pace che alberga in tanti nostri giovani”, il cui contributo può aiutare a “rinfrescare e ringiovanire i concetti di pace e di solidarietà che vengono richiamati e dei quali pochi sembrano prendersi effettivamente cura”. “Guardiamo alla storia, ma cerchiamo di non leggere la realtà odierna con gli schemi del passato”, l’invito: “Nelle scorse settimane si è fatta concreta la possibilità di scivolare nel baratro del conflitto nucleare, anche per un errore umano: il disarmo è l’unica risposta risolutiva, se vogliamo costruire futuro di pace. Pace e non guerra, pane e non armi, cure e non aggressione, giustizia e non sfruttamento economico, energia per lo sviluppo e non per ordigni distruttivi: serve il contributo di tutti, specialmente dei giovani, per non farci ripiegare su noi stessi”. Di qui la necessità di “recuperare lo spirito di Helsinki”, tornando a rileggere il Decalogo che ne sancisce le dichiarazioni di principio contenute nella parte finale. Tra queste, ha ricordato il segretario di Stato vaticano, figurano “il non ricorso alla minaccia o all’uso forza, l’inviolabilità delle frontiere, l’integrità territoriale degli Stati, la risoluzione pacifica delle controversie, la non ingerenza negli affari interni, rispetto delle libertà fondamentali, inclusa la libertà religiosa, l’uguaglianza e l’autodeterminazione popoli, l’adempimento degli obblighi internazionali”. “Siamo ancora in tempo”, l’appello finale di Parolin: “Cerchiamo di percorrere nuove vie di pace, a partire dall’Europa, senza escludere nessuno. Investiamo sulla pace ad ogni livello, a partire dall’educazione scolastica. Sosteniamo i leader che credono nella pace. L’Europa torni ad essere un faro di civiltà fondata sulla pace, sul diritto e sulle regole internazionali. L’Italia può svolgere un ruolo importante nel dialogo e nella cooperazione, e la Santa Sede è pronta a fare tutto il possibile per favorire questo percorso”.