Collaborare con le Fondazioni vaticane intitolate al Beato Giovanni Paolo I e a San Giovanni Paolo II, “cosicché la memoria e la vitalità del messaggio di questi tre Pontefici siano promosse in unione di intenti nella comunità ecclesiale”. E’ l’invito del Papa alla Fondazione Ratzinger, contenuto nel discorso pronunciato oggi nella Sala clementina in occasione del Premio Ratzinger 2022. ”In questa prospettiva si colloca il servizio della Fondazione vaticana Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, nella convinzione che il suo magistero e il suo pensiero non sono diretti verso il passato, ma sono fecondi per il futuro, per l’attuazione del Concilio e per il dialogo fra la Chiesa e il mondo di oggi, nei campi più attuali e dibattuti, come l’ecologia integrale, i diritti umani, l’incontro fra le diverse culture”, il mandato di Francesco, che poi si è riferito ai due premiati, definendo padre Michel Fédou, “un maestro della teologia cristiana” il cui sguardo “non si è chiuso sul passato”, perché “la conoscenza della tradizione della fede ha alimentato in lui un pensiero vivo, che ha saputo affrontare anche temi attuali nel campo dell’ecumenismo e in quello dei rapporti con le altre religioni”. “In lui riconosciamo e rendiamo omaggio a un valente erede e continuatore della grande tradizione della teologia francese, che ha dato alla Chiesa maestri della levatura del Padre Henri De Lubac e imprese culturali solide e coraggiose come le Sources Chrétiennes, la cui pubblicazione iniziò ottant’anni or sono”, l’omaggio del Papa, secondo il quale “senza l’apporto di questa teologia francese non sarebbe stata possibile la ricchezza, la profondità e l’ampiezza di riflessione di cui si è nutrito il Concilio Vaticano II, e dobbiamo augurarci che essa continui a dare frutti per la sua attuazione nel lungo periodo”. “Il professor Weiler è la prima personalità di religione ebraica a cui viene attribuito il Premio Ratzinger, di cui finora erano stati insigniti studiosi appartenenti a diverse confessioni cristiane”, ha fatto notare Francesco a proposito del secondo premiato: “Ne sono veramente felice. In un momento difficile, in cui ciò era stato messo in dubbio, il Papa Benedetto ha affermato con decisione e fierezza che ‘un obiettivo del suo personale lavoro teologico era stata fin dall’inizio la condivisione e la promozione di tutti i passi di riconciliazione fra cristiani ed ebrei fatti a partire dal Concilio’”. “Sulla stessa linea ho proseguito a mia volta – ha osservato Francesco – con passi ulteriori, nello spirito di dialogo e di amicizia con gli ebrei che mi ha sempre animato durante il ministero in Argentina”. Tra i temi della “sintonia” tra Benedetto e Weiler, il Papa ha citato “il rapporto tra la fede e la ragione giuridica nel mondo contemporaneo; la crisi del positivismo giuridico e i conflitti generati da un’estensione senza limiti dei diritti soggettivi; la giusta comprensione dell’esercizio della libertà religiosa in una cultura che tende a relegare la religione all’ambito privato”. L’obiettivo: “la ricerca del consenso su valori fondamentali e il superamento dei conflitti per il bene comune. Che in ciò credenti ebrei e cristiani possano trovarsi uniti è un segno di grande speranza”. “Papa Benedetto ha sempre considerato centrali questi temi per il dialogo della fede con la società contemporanea”, ha commentato Francesco.