“Il nostro non è tanto un discorso da fare a parole, ma una testimonianza da mostrare coi fatti; la fede non è un privilegio da rivendicare, ma un dono da condividere”. Lo ha detto Papa Francesco nel suo discorso pronunciato all’incontro ecumenico con la preghiera per la pace nella cattedrale di Nostra Signora d’Arabia, ad Awali, soffermandosi sulla testimonianza di vita, secondo punto del suo intervento. “Amano tutti: ecco il distintivo cristiano, l’essenza della testimonianza”, ha sottolineato il Pontefice, secondo cui “essere qui in Bahrein ha permesso a tanti di voi di riscoprire e praticare la genuina semplicità della carità”. Il riferimento è all’“assistenza nei riguardi dei fratelli e delle sorelle che arrivano”, a una “presenza cristiana che nell’umiltà quotidiana testimonia, nei luoghi di lavoro, comprensione e pazienza, gioia e mitezza, benevolenza e spirito di dialogo”. In una parola: pace.
Dal Papa, dunque, l’invito a “interrogarci anche sulla nostra testimonianza, perché con il passare del tempo si può andare avanti per inerzia e affievolirsi nel mostrare Gesù attraverso lo spirito delle Beatitudini, la coerenza e la bontà della vita, la condotta pacifica”. “Chiediamoci, ora che stiamo pregando insieme per la pace: siamo davvero persone di pace? Siamo abitati dal desiderio di manifestare ovunque, senza attendere nulla in cambio, la mitezza di Gesù? Facciamo nostre, portandole nel cuore e nella preghiera, le fatiche, le ferite e le disunioni che vediamo attorno a noi?”. Infine, l’indicazione di due cose “coessenziali”: unità e testimonianza. “Non si può testimoniare davvero il Dio dell’amore se non siamo uniti tra noi come Egli desidera; e non si può essere uniti rimanendo ciascuno per conto suo, senza aprirsi alla testimonianza, senza dilatare i confini dei nostri interessi e delle nostre comunità in nome dello Spirito che abbraccia ogni lingua e vuole raggiungere ognuno”.