Nell’ambito del processo in corso in Vaticano per gli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra, verrà aperto un nuovo fascicolo processuale, relativo al memoriale del teste chiave, mons. Alberto Perlasca. Lo ha riferito il Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, secondo quanto riferito dal “pool” di giornalisti ammessi nell’Aula polifunzionale dei Musei Vaticani. A suggerire il memoriale a mons. Alberto Perlasca sarebbe stata Francesca Immacolata Chaouqui, già membro della Cosea e processata per lo scandalo Vatileaks 2. In apertura della udienza di oggi, infatti, Diddi ha annunciato di aver depositato nuovi documenti, ricevuti nella notte tra sabato e domenica da Geneviève Ciferri e relativi ad una corrispondenza via whatsapp tra quest’ultima e Chaouqui. Da questa lunghissima serie di chat, ha riferito il Pm, sono state estrapolati 126 messaggi che – come ha spiegato – hanno determinato l’apertura di un nuovo fascicolo processuale. Non è stata formulata, per ora, alcuna ipotesi di reato, anche se Diddi non ha scartato possibili “iniziative contro Perlasca”. Già il presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, nella scorsa udienza, di fronte alle reticenze e ai ripetuti “non ricordo” del teste chiave lo aveva del resto avvertito del rischio di un’incriminazione per falsa testimonianza. Da questo nuovo deposito di documenti del Promotore di Giustizia – ha detto Pignatone, dopo un’ora di Camera di Consiglio per vagliare la nuova documentazione – emergerebbe il fatto che era stata la Ciferri a suggerire a Perlasca il memoriale del 31 agosto 2020, i cui temi sarebbero stati a loro volta suggeriti da Chaouqui. In prima battuta, Perlasca ha spiegato che inizialmente Ciferri gli aveva detto che “il suggeritore del memoriale era un consulente giuridico”, ma che venerdì sera la stessa Ciferri gli aveva poi rivelato che era stata Chaouqui. Riferendosi a quest’ultima, Perlasca ha dichiarato: “So chi è, ma non l’ho mai incontrata”. In seguito a questi ultimi sviluppi, dopodomani sarà ascoltata in aula Ciferri, in qualità di autrice dei whatsapp da lei inviati a Diddi. Il presidente del tribunale vaticano, nel corso dell’interrogatorio di Perlasca, è inoltre tornato sulla famosa cena del 5 settembre 2020 tra Pelasca e il cardinale Angelo Becciu, trai dieci imputati nel processo, chiedendo se fosse convinto o meno di essere intercettato. A Pignatone Perlasca ha risposto di aver già messo al corrente la Gendarmeria sull’incontro: “Come facevo a sapere se c’era una registrazione? Sarei stato stupito che la Gendarmeria facesse una registrazione sul territorio italiano”. Oltre a Perlasca, nell’udienza di oggi è stato ascoltato come teste anche Fabio Perugia, esponente della comunità ebraica e consulente finanziario per conto della società Valeur Group, il quale ha reso noto che “le proposte fatte alla segreteria di Stato di possibili investimenti, e anche possibili soluzioni sul Palazzo di Londra, non furono mai accolte né prese in considerazione. Venivano regolarmente accantonate. C’era un asset tra Tirabassi e Crasso, che indirizzavano gli investimenti verso il Credit Swisse”. Lo stesso Perugia, infatti, si sfilò dall’affare: “Ho deciso di andarmene, ma per uscire ci ho messo più di un anno”, ha reso noto. A proposito del ruolo di Torzi, Perugia ha dichiarato: “È uno che fa confusione, è un affabulatore”.