“Non è la notizia di un arresto… ma la condivisione del termine di un percorso creativo, avviato dal Gruppo Presepi Marnate con alcune persone, ristrette nella casa circondariale di Busto Arsizio”. A parlarne è don David Maria Riboldi, cappellano della casa circondariale di Busto Arsizio, che ha dato impulso al progetto e si chiede: “Cosa vi può essere di più profetico, per vite spente dall’arresto, del poter contemplare la vita nascente di Gesù Bambino?”.
“Ho trovato la pronta disponibilità dei presepisti di Marnate a condividere la loro passione e il loro know how; ho trovato la professionalità degli operatori dell’Area trattamentale, con cui è sempre più piacevole co-progettare percorsi formativi per le persone detenute; ho trovato una voglia dilagante di relazioni buone, vero argine al male. Sento tanta gratitudine dentro: il Signore è grande”, racconta il cappellano, precisando che “il percorso si è strutturato in 10 sabati mattina, in cui i presepisti marnatesi sono entrati, a titolo gratuito, per condividere anzitutto il loro tempo e la propria umanità, con il gruppo scelto dagli educatori del penitenziario. L’ultima mattina è entrato anche il loro parroco, don Alberto Dell’Acqua, per la preghiera conclusiva e la consegna degli attestati. Si è realizzato un presepe, partendo da zero: polistirolo, colori, fantasia”. Domenica scorsa il gruppo è stato autorizzato dalla Direzione a presenziare alla messa in carcere: abbiamo benedetto il presepe e siamo andati a collocarlo nella sala colloqui, dove giungono i familiari e i bimbi delle persone recluse. Il desiderio di regalare un po’ di ‘Natale’ a quanti varcano i cancelli, per andare a trovare i propri cari nell’istituto di pena”.
Sabato 3 dicembre don Riboldi, a sua volta, celebrerà la messa delle 18.30 a Marnate, cui seguirà l’inaugurazione della 21ª Mostra Presepi. Alle 21, in comune, l’evento “Chi è senza peccato”: un incontro a più voci sul carcere.
“Come cappellano del carcere – conclude don Riboldi -, sono oltremodo lieto della Grazia ricevuta in questo percorso. Mai come in quest’anno, l’annus horribilis delle carceri italiane, devastate dalla morte volontaria, c’è bisogno della profezia della vita nascente di Gesù Bambino. Che sia fonte di speranza, di evasione dall’isolamento interiore cui tanti – più di 80 – hanno ceduto nei nostri penitenziari, dall’inizio del 2022. Il Bambinello sia l’antidoto al virus della disperazione che sembra contagiare, incontrastato, gli animi più fragili, dietro le sbarre”.