“Oggi sappiamo grazie alle terapie e alla scienza che l’Aids è una malattia cronica con la quale si può convivere, ma sappiamo anche che con gli anni si sono ridotte le risorse mettendo a rischio milioni di persone. Il Covid ha concentrato maggiormente l’attenzione su di sé, rallentando di fatto gli interventi di salute e provocando anche una minore concentrazione in termini di prevenzione e di intercettazione con diagnosi tardive. Nel contempo ci ha svelato anche che il tema della salute riguarda tutti. La Fict si unisce all’Oms per commemorare la Giornata mondiale dell’Aids 2022, all’insegna della call to action ‘Equalize’ contro le disuguaglianze e per il diritto e l’accesso alla cura di tutti, affinché nessuno sia lasciato indietro”. Lo afferma Luciano Squillaci, presidente della Fict alla vigilia della Giornata che si celebra il 1° dicembre.
“La relazione annuale al Parlamento sulle droghe – evidenzia – ci rileva che nel corso dell’anno 2020 in Italia sono state notificate 1.303 nuove diagnosi di infezione da Hiv, il 3,4% delle quali (44) ha riguardato utilizzatori di droghe per via iniettiva con un decremento del 56% rispetto al 2019, dopo l’aumento registrato nel biennio precedente. Il ritardo di notifica delle nuove diagnosi Hiv relative all’anno 2020 potrebbe essere più accentuato rispetto ai tre anni precedenti proprio a causa dell’impatto del Covid-19 sulla sorveglianza Hiv. Non si muore solo per droga, ma esistono i decessi per droga correlati alle malattie infettive come Hiv-Aids ed epatiti virali”.
“La Federazione – continua il presidente – ha diversi servizi, tramite i quali si prende cura dei malati di Aids, offrendo un supporto farmacologico, psicologico, motivazionale per la tutela della dignità della persona e valoriale per ricercare il senso della propria vita”.
Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio dei Centri Fict, spiega Squillaci, “nel 2021, su 10 strutture, circa il 41% ha contratto il virus per trasmissione sessuale, il 44% per via endovenosa tramite lo scambio di siringhe, riscontrando un aumento di utenza con problematiche di dipendenza e psichiatriche. Gli operatori delle nostre comunità quotidianamente si confrontano, si interrogano e si mettono a servizio di queste persone con grande competenza ma soprattutto con umanità. Le case di accoglienza per malati di Aids sono nate negli anni ‘80 quando era un fenomeno emergenziale e la cura non esisteva, oggi sono diventate accoglienze sociosanitarie, luoghi di vita in cui c’è la possibilità di condividere il dolore e la gioia, le solitudini, all’interno di una assistenza professionale, medica e infermieristica”.
Il presidente della Fict chiarisce: “La nostra sfida è promuovere la salute integrale della persona accompagnandola in una inclusione totale nel territorio, informando e incontrando i giovani per combattere la disinformazione e lo stigma ancora presente e per dire che non esistono persone a rischio o categorie di persone ma comportamenti a rischio che possono toccare in modo trasversale tutti”.
“La battaglia all’Aids ancora non è finita e la prevenzione deve ritornare il cavallo di battaglia di ogni politica. Non si può eliminare una malattia legata spesso ai comportamenti, senza cambiare i comportamenti stessi”, conclude Squillaci.