La Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese hanno concordato di prorogare per un altro biennio la validità dell’Accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi, stipulato il 22 settembre 2018. In questo Accordo, spiega p. Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, nel quaderno 4137 della rivista in uscita sabato 5 novembre, ma come di consueto anticipato al Sir, “sono in gioco cose che toccano la natura intima della Chiesa e la sua missione di salvezza” perché “la ragione di tutto è custodire la valida successione apostolica e la natura sacramentale della Chiesa cattolica in Cina”.
Nel ripercorre la storia del rapporto tra Occidente e Cina, “profondamente segnata dal colonialismo e dall’imperialismo occidentale”, p. Spadaro rileva come, nel rapporto tra Cina e Chiesa cattolica, “questa ferita storica” abbia “fatto sorgere problemi, ansie e paure reciproche”. Per questo “è necessario prendere tempo per costruire un rapporto di fiducia tra Cina e Santa Sede”.
Tre, secondo il card. Parolin, ricorda il gesuita, i principali frutti di questo Accordo. Il primo è che “dal settembre 2018 tutti i vescovi della Chiesa cattolica in Cina sono in piena comunione con il Papa e non ci sono più state ordinazioni episcopali illegittime”. Il secondo frutto sono “le prime sei ordinazioni episcopali avvenute nello spirito dell’Accordo e in conformità alla procedura stabilita, che lascia al Papa l’ultima e decisiva parola”; il terzo è che “in questo tempo anche i primi sei vescovi ‘clandestini’ hanno ottenuto di essere registrati, e dunque di ufficializzare la loro posizione, venendo riconosciuti come vescovi dalle istituzioni pubbliche”.
Infine, per p. Spadaro l’Accordo “non è la soluzione di tutti i problemi, ma l’avvio deciso di un cammino lungo, che può essere faticoso, anche a causa di pressioni e ingerenze inopportune”. In ogni caso, conclude, “molti cattolici cinesi hanno colto l’ispirazione seguita dalla Santa Sede, e sono grati e confortati dalla piena comunione con il Papa e la Chiesa universale”.