Cuba sta affrontando la peggiore situazione economica degli ultimi anni, con carenza di generi di prima necessità e carburanti. A scarseggiare è perfino la farina per produrre le ostie, e nell’isola è, così, a rischio, la celebrazione delle messe. Le suore Carmelitane scalze, incaricate di preparare le ostie per le messe che si celebrano nelle chiese cattoliche del Paese, hanno riferito ieri, attraverso un comunicato, di non avere farina per continuare a produrle. Si legge nella nota: “Abbiamo lavorato con la poca farina che era rimasta e quella che c’era in riserva è già finita. Speriamo e confidiamo nel Signore di poter riprendere presto il lavoro e quando avremo abbastanza da distribuire a tutte le diocesi vi avviseremo”.
Si tratta di un segnale preoccupante della situazione di grande difficoltà in cui versa la popolazione di tutta l’isola, per effetto dell’onda lunga della pandemia e delle sanzioni degli Stati Uniti. Si registrano lunghe code ai distributori di benzina e nei supermercati, mentre sono sempre più frequenti blackout della linea elettrica. E aumentano, tra la repressione del Governo e l’indifferenza internazionale, le proteste dei cittadini. Secondo l’Osservatorio cubano dei conflitti, con sede a Miami, in ottobre si sono svolte 589 azioni pubbliche di protesta, di varia natura e intensità, comprese 71 manifestazioni in strada, quasi il doppio di settembre, quando erano state 43. Il numero totale di azioni di protesta ha superato quello del luglio 2021. Numerose, in particolare, le manifestazioni promosse nell’ultimo fine settimana.