“Saluto i partecipanti alla marcia che si è svolta questa mattina per denunciare la violenza sessuale sulle donne, purtroppo una realtà generale e diffusa dappertutto e utilizzata anche come arma di guerra. Non stanchiamoci di dire no alla guerra, no alla violenza, sì al dialogo, sì alla pace”. Così Papa Francesco si è rivolto ieri, dopo l’Angelus, ai partecipanti alla marcia contro la violenza sessuale come arma di guerra nei conflitti nel mondo, promossa da Ambasciata del Regno unito presso la Santa Sede, World Union of Catholic Women’s Association (Wucwo) e Athletica Vaticana. L’iniziativa, che ha preso il via dall’isola Tiberina per concludersi in piazza S. Pietro, si è svolta alla vigilia della International Conference Preventing Sexual Violence in Conflict in programma oggi e domani a Londra.
“Da Roma a Londra passando per piazza San Pietro, tutti uniti possiamo fare la differenza”, ha detto prima di dare il via alla marcia l’ambasciatore del Regno unito presso la Santa Sede Christopher Trott. “Siamo sempre in prima linea per sradicare le violenze contro le donne in tutto il mondo – ha affermato Maria Lía Zervino, presidente generale Wucwo –; questo gesto fatto oggi con voi di camminare insieme è un gesto che ci dà la possibilità di testimoniare questa attitudine che è assolutamente evangelica”.
“Noi siamo dei compagni di viaggio perché Papa Francesco ha chiesto ad Athletica Vaticana, alle donne e agli uomini di sport, di essere compagni di viaggio”, ha osservato Giampaolo Mattei, presidente della polisportiva della Sante Sede. “Oggi – ha aggiunto – facciamo insieme tre chilometri, ma è un atto rivoluzionario. Insieme andiamo da Papa Francesco e poi proseguiamo, perché Papa Francesco è un trampolino che ci porta poi nella nostra vita. È vero: le violenze nelle guerre sembrano lontane, ma se iniziamo dalla nostra piccola realtà a casa, in famiglia e al lavoro, probabilmente diventerà un’onda che arriverà a tutti gli altri”.
A prendere la parola per ultima prima del via, la ex campionessa di lancio del martello Silvia Salis, oggi vicepresidente vicario del Coni: “Sono fiera di portare qui il saluto del Comitato olimpico perché lo sport è un mezzo di emancipazione importantissimo per le donne. Soprattutto per le donne che hanno subito violenze, che vivono in una situazione di costrizione, lo sport è un modo per uscire e tornare nella società per riappropriarsi del proprio corpo che spesso è stato teatro di nefandezze”. “Questa marcia – ha proseguito – è un messaggio importantissimo perché lo sport può essere una delle chiavi per recuperare situazioni, soprattutto nel mondo femminile, veramente compromesse. Non dimentichiamo – ha concluso – il ruolo che può avere lo sport per l’emancipazione della donna nel mondo”.