“Siamo stati noi in una ‘bolla’ in questi giorni o è la politica che è in una ‘bolla’, rinserrata in se stessa e lontana dal Paese reale? Abbiamo dato voce ai nuovi italiani, troppe volte non ancora cittadini, con le loro storie e testimonianze, e abbiamo ribadito con forza, con voci autorevoli, che l’accoglienza e l’inclusione rappresentano un vantaggio per tutti. E che quello della migrazione non è un tema di destra o di sinistra, ma di umanità”. Il portavoce Edoardo Patriarca ha fatto il punto al termine della settima edizione del Festival della Migrazione che in Emilia (tra Modena, Ferrara e Carpi) ha proposto 16 sessioni seguite anche a distanza attraverso la rete, una mostra interattiva ‘In fuga dalla Siria’ visitata da oltre duemila tra studenti e gruppi, incontri nelle scuole superiori del territorio. Un modo per confrontarsi in profondità e andare oltre i pregiudizi e gli stereotipi, di ascoltare soprattutto i più giovani, gli italiani senza cittadinanza, che interpellano con forza la politica e la società. Protagonisti soggetti e rappresentanti di realtà differenti: vescovi e giornalisti, seconde generazioni e professori universitari, creativi e rappresentanti di soggetti impegnati in prima linea, fino a comunità di vari paesi del globo.
Patriarca ha concluso: “Abbiamo fatto politica riproponendo la nostra agenda su cui chiediamo un confronto alle forze parlamentari, e dando spazio alla realtà. I giovani ci hanno chiesto una ecologia delle parole: inclusione piuttosto che integrazione, lavoratori e lavoratrici e non ‘forza lavoro’, irregolari e non clandestini, mobilità umana piuttosto che migrazioni, nuove generazioni italiane e non solo seconde generazioni, non ‘carico residuale’ ma persone che vanno curate e assistite. L’agenda che abbiamo redatto ormai da qualche tempo è a disposizione di tutti, per confrontarci e cercare soluzioni e non slogan”.
Il Festival della Migrazione è stato promosso da Fondazione Migrantes e da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni.