Diocesi: mons. Pavanello (Adria-Rovigo), “vivere anche il tempo di crisi alla luce del Vangelo ci apre alla speranza”

“Viviamo una situazione di grande stanchezza pastorale: la pandemia ha accelerato processi già in atto e ci troviamo, quasi da un momento all’altro, a fare i conti con una condizione di grande ristrettezza non solo sotto l’aspetto delle persone (i fedeli, i collaboratori, ecc.) ma anche dal punto di vista materiale (il pensiero va subito alla crisi energetica e alla difficoltà di riscaldare non solo le chiese, ma anche gli altri ambienti parrocchiali e le stesse canoniche). E’ una condizione che umanamente ci rattrista e ci deprime, ma che dobbiamo avere il coraggio di leggere in una prospettiva di fede”. Lo ha sottolineato mons. Pierantonio Pavanello, vescovo di Adria-Rovigo, in occasione della messa per la festa del patrono, San Bellino.
Serve, allora, uno “sguardo dall’alto” per “comprendere che la situazione di crisi che la Chiesa vive oggi non è una maledizione o una persecuzione: è un dato di fatto. Negarla o cercare di sfuggirla non solo non è possibile, ma neppure ci è di aiuto. Vivere anche il tempo di crisi alla luce del Vangelo ci apre alla speranza”.
Lo “sguardo dall’alto” diventa allora uno “sguardo in avanti”, che “si lascia alle spalle la nostalgia di ciò che è stato per protendersi verso la ‘Chiesa che verrà’: è un’espressione che ho usato nel titolo della lettera pastorale per l’anno 2019-20 e che ritrovo sempre più frequentemente nella letteratura pastorale e teologica. Non siamo gli ultimi rappresentanti di una Chiesa che sta finendo, se ci crediamo e ci impegniamo possiamo diventare i costruttori della Chiesa del futuro, non un’’altra Chiesa’, ma una ‘Chiesa diversa’, cioè più semplice, più evangelica, più vicina allo stile di Gesù”.

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