(da Verona) “Siamo figli di una storia che ad un certo punto ha voluto liberarci da tutti quei vincoli che l’individuo sentiva oppressivi, le emigrazioni ci mettono di fronte a popolazioni e a culture che questa sensibilità la conservano. Credo che ci sia una nostalgia di nuove forme di legami che siano liberanti” sapendo che “legarsi a qualcuno è una passione, una fatica”. Lo ha affermato ieri sera don Sergio Massironi, del Dicastero vaticano per il Servizio umano integrale, intervenendo alla serata inaugurale della XII edizione del Festival della Dottrina sociale che si svolgerà fino a domenica nella città scaligera sul tema “Costruire la fiducia – La passione dell’incontro”.
Rispondendo alle domande di Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire”, don Massironi ha rilevato che “in tutte le relazioni che ci nutrono la fatica che ci mettiamo è continuamente ripagata dalla gioia che l’incontro ci dà”. “Tutti, credenti e non credenti, avvertiamo che qualcosa vada ricostruito, ma in modo liberante, non oppressivo”, ha proseguito il sacerdote, rilevando che c’è un tipo di passione che distrugge, è come cieca”; sono quelle “idee impazzite di cui parla Papa Francesco che ci impediscono di incontrare qualcuno, siamo accecati da quello che ci domina”, “una forma di fragilità che diventa aggressività”. “Quando è un vero amore quello che in noi cresce”, questo – ha osservato – “è qualcosa che condividiamo dando respiro agli altri e che si nutre delle passioni altrui”. “Gli ambienti educativi che noi abbiamo – ha rilevato – forse possono davvero essere un vivaio della cultura dell’incontro”. Don Massironi ha poi evidenziato che “le varie crisi sono facce diverse della grande crisi, del grande travaglio che stiamo attraversando. Il Papa ci dice che siamo immersi in un’atmosfera catastrofica, in questo quadro – la convinzione del sacerdote – possiamo coltivare un pensiero che aiuta a prepara il futuro e farlo in maniera consapevole”.
Massironi ha poi definito “un bel segno” le “comunità energetiche” che la Chiesa italiana ha deciso di far nascere dopo la Settimana sociale di Taranto: un’iniziativa che “testimonia come sia necessario diventare credibili operativamente” e che è una “grande occasione di educazione di popolo, può aiutare realmente a fare comunità”. Il sacerdote ha concluso invitando a “tornare a leggere quello che Papa Francesco ha proposto a Firenze alla Chiesa italiana”, convinto che “ci aiuti a cogliere come la via comune sia quella di cui non siamo magari i registi ma che percorriamo ogni giorno con persone con cui è la vita stessa a dare delle priorità”.