(da Verona) “A 9 mesi dall’inizio della guerra in Ucraina mi preoccupa mancanza di grammatica nelle relazioni, quasi che ci siamo addormentati per anni rispetto al tema della pace come se fosse da considerare ormai tranquillamente acquisita. Ci siamo accorti che non costruire una mentalità di pace ha generato anche nei dibattiti più ordinari mentalità guerrafondaie”. Lo ha affermato questa mattina don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, intervenendo al panel “Non lasciatevi vincere dal male” nella seconda giornata della XII edizione del Festival della Dottrina sociale in corso al Palaexpo Verona Fiere sul tema “Costruire la fiducia – La passione dell’incontro”.
L’impegno da mettere in campo, secondo il sacerdote, è quello di “favorire una cultura del dialogo, capace dell’incontro con l’altro”. Anche come Ufficio, si lavora a “mettere insieme pezzi di vita ecclesiale che talvolta sono in contrasto l’uno con l’altro. Paradossalmente – ha osservato – ci sono molti che parlano di pace ma lo fanno guerreggiando tra loro” e ci sono “altre realtà che ignorano completamente il tema”.
Questa riflessione ha fatto da preludio ad un intervento sul Progetto Policoro, che “ha il compito di formare giovani per accompagnare coetanei sui temi del lavoro e dell’imprenditoria in particolare nei territori più fragili”. Alla luce del punto 227 dell’Evangelii gaudium, don Bignami ha parlato delle conflittualità che sono emerse attraverso il Progetto Policoro. Innanzitutto “esiste un problema di conflittualità” rispetto al “lavorare insieme a livello ecclesiale segnalati”. Si tratta di una situazione segnalata dai giovani che è un vero e proprio “conflitto intergenerazionale che dobbiamo imparare ad abitare”, e rispetto al quale non è mancato e non manca l’“invito ai giovani a tessere relazioni”. Ci sono poi i “conflitti nelle società”. Il primo è quello legato all’emigrazione, soprattutto dal Sud, per questioni lavorative con “perdita di persone, di ricchezza di umanità”. “Mi trovo in un deserto”, è l’immagine riferita dal sacerdote dipinta più volte dai giovani. “Com’è possibile rimanere laddove c’è un impoverimento graduale?”, ha chiesto don Bignami, spiegando poi che “un’altra conflittualità è quella della convivenza in zone abitate da corruzione, criminalità organizzata”. Qui “i giovani vanno incoraggiati a continuare pur in mezzo ad una mentalità pesante”. E, ancora, ci sono i “conflitti in territori che soffrono per carenza di cura ambientale”; anche in ambito ecclesiale – ha ammonito – in alcune situazioni “c’è difficolta ad assumere la mentalità dell’ecologia integrale”.