Festival della migrazione: oggi al centro della manifestazione la cittadinanza negata a chi “non ha altro Paese se non l’Italia”

“Non siamo braccia, siamo persone. Non ho altro Paese se non l’Italia, non ho altra casa se non l’Italia. Vorrei dire alle persone che sono discriminate nei posti di lavoro, a scuola, ovunque che non sono sbagliati, che sbaglia chi li attacca. Chi nasce in Italia è italiano. Noi italiani senza cittadinanza potremmo essere un valore aggiunto per questo Paese e invece veniamo visti come un problema”. Sono quasi un manifesto le parole di Omar Neffati, portavoce di “Italiani senza cittadinanza”, intervenuto a Modena al Festival della Migrazione. E la cittadinanza – informa una nota – è stata al centro delle iniziative della kermesse emiliana. “Questi sono temi che non hanno colore politico e non devono essere strumentalizzati”, suggerisce Alessandra Camporota, Prefetto di Modena all’apertura dei lavori. “Il nostro è un territorio di accoglienza. L’asilo è un diritto, così come la cittadinanza va riformulata, la nostra società si è rinnovata. Questi temi mi sono cari nella vita professionale e mi hanno vista impegnata anche a livello personale”. Tra gli altri interventi anche quelli del Sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli, che ha detto: “La comunità esiste solo se ci stiamo tutti, dobbiamo riconoscerla e ricostruirla. Il festival è un’occasione importante per trovare risposte a un argomento serio, e non dobbiamo nemmeno dimenticare la nostra storia e il nostro presente di migranti. Cittadinanza significa diritti ma soprattutto doveri”. “Studiare, informare, formare”, sono i tre verbi di don Pierpaolo Felicolo, direttore di Fondazione Migrantes secondo il quale “questa è l’essenza del Festival. La cittadinanza è un passaggio fondamentale: non fermiamoci alla tolleranza, ma puntiamo su convivenza e arricchimento, su una convivialità delle differenze in cui le seconde generazioni sono chiamate ad avere ruolo di protagoniste”. Il finale è per Hasti Naddafi, studentessa e mediatrice di origini iraniane: “C’è una gerarchizzazione delle persone con background migratorio. Se sei iraniana o meglio persiana va bene, se sei italiana di origine marocchina va male”.

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