Si apre questa mattina con un intervento di mons. Valentino Bulgarelli, sottosegretario della Cei, la seconda giornata del convegno per i direttori degli uffici diocesani e incaricati regionali per le comunicazioni sociali dal titolo “Utente e Password. Connessioni e profezia”, organizzato dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei (Roma, 24-26 novembre). A seguire i lavori di gruppo, guidati da don Domenico Beneventi, collaboratore dell’Ufficio. I workshop continueranno nel pomeriggio, sollecitati dalle riflessioni di mons. Domenico Pompili, vescovo di Verona e presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali, e di Pier Cesare Rivoltella, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Ieri si è tenuta la prima giornata con l’introduzione del direttore dell’Ufficio, Vincenzo Corrado: “Dobbiamo crescere nella formazione e nella progettualità, per non essere ammiccanti alle logiche del marketing e non rinunciare al nostro impegno primario: portare il Vangelo, annunciarlo, viverlo con gioia nella società mediatizzata. È l’inculturazione del Vangelo nell’oggi mediatico. Non stiamo parlando di proselitismo, ma di testimonianza che non rincorre like spersonalizzanti, ma volti concreti”. Federica Cherubini, head of leadership development at the Reuters Institute for the Study of Journalism di Oxford, ha invece presentato i nuovi scenari mediali attraverso l’ultima edizione del Digital News Report: “Ci sono però dei segnali di speranza. Anche i media tradizionali cominciano a concentrarsi su un giornalismo di servizio, che spiega, contestualizza e presenta soluzioni”. Quindi l’attenzione si è spostata sulla comunicazione nella società informazionale con l’intervento di Ruggero Eugeni, docente di di Semiotica dei media all’Università Cattolica del Sacro Cuore: “Un tipo di comunicazione rivolta per un verso a comunicare la fede ad extra e dall’altro a consolidare le relazioni delle comunità ecclesiastiche ad intra è molto importante ma non è sufficiente nel contesto postmediale. Occorre anche uscire dalle bolle del linguaggio e soprattutto delle pratiche comunicazionali ecclesiastiche per ascoltare altre forze e altri
soggetti, e per collaborare con essi e talvolta per porsi come punto di riferimento sociale e civile per essi. Oggi assistiamo al fiorire di molte realtà di questo tipo nell’ambito del volontariato cattolico: queste vanno valorizzate, rilanciate e fatte conoscere sempre meglio e sentite come un patrimonio comunitario da far crescere”. La giornata si è chiusa con la tavola rotonda, moderata da Francesco Ognibene (Avvenire), alla quale hanno partecipato Adriano Fabris dell’Università di Pisa, fr. Paolo Benanti della Pontificia Università Gregoriana, Paolo Odoardi dell’Università Telematica UniNettuno e Rosy Russo, presidente di Parole O_Stili.