Bolivia: manifestanti di Santa Cruz accettano il censimento nel 2024 ma mantengono lo sciopero fino all’approvazione della relativa legge. L’Arcidiocesi, “si riprendano le attività”

I leader del dipartimento di Santa Cruz, in sciopero a oltranza da oltre un mese, hanno accettato mercoledì che il censimento della popolazione sia effettuato nel 2024, considerando che la loro proposta di farlo nel 2023 non è più tecnicamente sostenibile. Ma hanno deciso che lo sciopero proseguirà fino all’approvazione della legge che istituisce e regolamenta il censimento stesso, in discussione in Parlamento nei prossimi giorni. L’annuncio è arrivato attraverso una dichiarazione congiunta dal governatore di Santa Cruz e grande oppositore dell’attuale Governo, Luis Fernando Camacho; dal vicepresidente del comitato civico regionale, Stello Cochamanidis; dal rettore dell’Università statale autonoma Gabriel René Moreno (Uagrm), Vicente Cuéllar. In questa situazione difficile, è intervenuta ieri l’arcidiocesi di Santa Cruz de la Sierra, con una conferenza stampa, alla quale erano presenti, tra gli altri, l’arcivescovo, mons. René Leigue Cesarí, l’arcivescovo emerito, mons. Sergio Gualberti, e il vescovo ausiliare, mons. Estanislao Dowlaszewicz. Nella nota, i vescovi si dicono solidali rispetto alle richieste della popolazione, e “al tempo stesso chiedono che si risolva una volta per tutte il problema e che la città e il dipartimento possano riprendere immediatamente le attività, il lavoro e la vita quotidiana”. Di fatto, la situazione è ormai insostenibile per la convivenza sociale, per l’economia della zona, per le difficoltà che devono affrontare le persone più fragili e malate. Prosegue il comunicato: “Apprezziamo lo spirito di pace, l’abnegazione, il coraggio e l’amore per questa terra con cui si sta svolgendo la protesta per la questione del censimento. Tuttavia, questa situazione diventa ogni giorno più insopportabile e rischia di trasformarsi in ribellione, con conseguenze imprevedibili, a causa dell’indifferenza e della mancanza di risposta da parte delle autorità e delle istituzioni statali”. Da qui l’ennesimo appello a creare con il dialogo le condizioni per la cessazione dello sciopero.

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