“I teologi devono andare oltre, cercare di andare oltre: in questo devono distinguersi dal catechista”. Lo ha spiegato, a braccio, il Papa, ricevendo in udienza i membri della Commissione teologica internazionale. “Il catechista deve dare una dottrina giusta, solida, non eventuali novità”, ha spiegato: “Il teologo rischia di andare oltre oltre: la vocazione del teologo rischia di andare oltre, perché sta esplicitare meglio teologia”. “Ma mai indottrinare gente con dottrine nuove”, il monito sulla scorta di Sant’Ignazio. Oltre alla transdisciplinarità, che comporta la capacità di “aprirsi con prudenza all’apporto delle diverse discipline grazie alla consultazione di esperti”, Francesco ha raccomandato ai teologi un’altra parola: “stupore”. “E’ importante non tanto per i ricercatori, ma per i professori di teologia – la tesi del Papa, pronunciata sempre a braccio – domandarsi se le lezioni di teologia provocano stupore in coloro che le seguono: è un buon criterio, può aiutare”. “Forse sarebbe importante aumentare il numero delle donne – l’invito finale – perché hanno pensiero diverso dagli uomini e fanno della teologia qualcosa di più profondo e saporito”.