“Il nostro compito è sempre quello di costruire e riparare la Chiesa e il mondo perché siano unità”. E’ quasi una consegna quella data dal segretario generale della Cei, l’arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi, intervenuto, nei giorni scorsi, in videoconferenza all’Assemblea generale della Consulta nazionale delle aggregazioni laicali tenutasi presso la sala congressi della Cei in Via Aurelia 796. I lavori si sono aperti con la messa presieduta dal presidente della commissione episcopale per il laicato, Angelo Spinillo, vescovo di Aversa, il quale nell’omelia ha invitato gruppi, movimenti e associazioni aderenti a “vivere in stile sinodale sia la giornata che, poi, la vita nelle diverse chiese locali”.
Il tema affrontato è stato “Il contributo che il laicato associato può offrire nel secondo anno del cammino sinodale della Chiesa in Italia”. Come ribadisce la segretaria generale della Cnal Maddalena Pievaioli, dell’istituzione Teresiana, “si è trattato di una occasione per interrogarsi sulle sfide che la società sta vivendo, e sulla necessità di discernere quali spazi di responsabilità andrebbero abitati in questo momento della storia”. Tanto ha sollecitato a riflettere e confrontarsi sul ruolo-vocazione che si è ricevuto come singoli, come associazioni, come consulte, come Chiesa.
Nella sua introduzione Pievaioli ha insistito sulla “dimensione dell’appartenenza associativa che però deve sempre uscire dalla autoreferenzialità”. Puntuale e ricco di dritte l’intervento del segretario generale della Cei che ha raccomandato ai rappresentanti delle aggregazioni una concreta partecipazione alla vita della Consulta “non come attività organizzativa, ma come esperienza che segna le caratteristiche di un popolo, che vuole costruire, riparare, aiutare gli uomini ad abitare la città, e rendere la chiesa casa più abitabile, come espressione di amore e di speranza”. “Non facciamo le conferenze su quello che va male – ha aggiunto – piuttosto mettiamoci all’opera, offrendo agli uomini il senso per cui lavorare e stare insieme”.
Di qui l’indicazione della prospettiva missionaria che “viene dal battesimo”. Per Baturi “il ruolo dei laici è proprio quello di spingere su questo ambito. Rispetto ad una impostazione più clericale i laici possono aiutarci a dare un respiro ampio”. E soffermandosi sullo scopo dei carismi lo ha individuato come “comunicazione della fede, sono per andare verso gli uomini ad annunciare la fede, ponendo a base il loro vero regolatore che è la carità”. Ci si è poi suddivisi in gruppi cercando di declinare gli input ricevuti, assumendosi l’impegno di lavorare nei cantieri che si realizzeranno nelle diocesi, facendo sempre leva su formazione e comunione.