“Il quadro delineato dalla nostra indagine è sconfortante, basti pensare che gli addetti della Protezione civile sono appena lo 0,6% del totale dei dipendenti comunali, in media uno ogni 21mila abitanti (ogni 33mila nei Comuni capoluogo) con 6 automezzi a disposizione, laddove un comune in media trova a dover far fronte in un anno a 77 allerte con 184 interventi, in totale nel 2021 i Comuni intervistati hanno svolto oltre 26mila interventi di Protezione civile in oltre 11mila allerte”. Lo ha affermato Paolo Masetti, sindaco di Montelupo Fiorentino e delegato Anci alla Protezione civile in occasione della presentazione del primo Rapporto sulle attività della protezione civile dei Comuni avvenuta nel contesto della XXXIX Assemblea annuale dell’Associazione nazionale Comuni italiani in corso a Bergamo. Come spiega una nota, si tratta della prima indagine con la quale si è voluto approfondire lo stato dell’arte rispetto alle attività di protezione civile sul territorio. Sono stati interpellati tutti i Comuni capoluogo di provincia e quelli con popolazione superiore ai 50mila abitanti, che hanno fornito dati in merito agli addetti dedicati alle attività di protezione civile, automezzi a disposizione e modello organizzativo, coprendo rappresentano oltre il 32% della popolazione italiana (19 milioni di abitanti).
“Da anni ormai sollecitiamo un’azione di Governo e Parlamento per dare dignità all’imprescindibile lavoro al quale assolvono i servizi di protezione civile dei comuni. Senza risorse e senza personale non si può continuare”, ha denunciato Masetti, rimarcando che “in un Paese come il nostro, con un territorio di una fragilità estrema ed estremamente esposto ai rischi i Comuni devono essere nelle condizioni di svolgere il loro ruolo di prima risposta alle emergenze. Un dato per tutti, il 20% del nostro territorio è esposto a rischio frana elevato e molto elevato e nel 2021 la superficie soggetta a frane è aumentata del 4% rispetto al 2017, mentre quella a rischio alluvioni è aumentata del 19%”.
“Quello che chiediamo come sindaci – ha aggiunto – è di poter svolgere con serenità il nostro ruolo di autorità territoriali di Protezione civile, mentre ci troviamo sempre a dover reclamare maggiori risorse, indispensabili per la prima risposta locale alle emergenze. Le esperienze portate dai Sindaci intervenuti oggi a Bergamo testimoniano anche l’urgenza di un sistema di regole chiaro e inequivocabile, che declini in maniera coerente e secondo principi di proporzionalità e adeguatezza chi fa cosa” anche perché “non è a costo zero uscire in maniera indenne da procedimenti penali e amministrativi legati alla gestione delle emergenze in un contesto legislativo che diventa sempre più complesso, come se si potesse prevenire il rischio delle persone attraverso le norme, un approccio che rischia oltretutto di essere deresponsabilizzante nei confronti dei cittadini”.