“Avete raccolto e trasmesso manciate di umanità che fanno bene a noi e a tutti”. Con queste parole il direttore generale dell’Università Roma Tre, Pasquale Basilicata, si è rivolto ai tanti che questa mattina affollavano l’aula magna per l’inaugurazione della mostra “Dis/Integration”: giovani, fra universitari e studenti delle superiori, insieme agli artisti dell’esposizione, cioè gli “Amici”, persone con disabilità che animano da tanti anni i laboratori d’arte della Comunità di Sant’Egidio.
Posti esauriti, molti in piedi ad ascoltare chi spiegava questa mostra incentrata sui temi delle fragilità e delle diseguaglianze, dell’accoglienza e dell’integrazione, ma anche su migrazioni, crisi ambientale, i conflitti e le loro drammatiche conseguenze. Fra questi anche quello in corso in Ucraina.
Il rettore di Roma Tre, Massimiliano Fiorucci, intervenendo in apertura, l’ha definita “una vera mostra d’arte che contrasta la medicalizzazione della fragilità”. Come ha spiegato il curatore dell’esposizione, Alessandro Zuccari, si tratta comunque di opere di immediata comprensione perché usano “un linguaggio concettuale ma non ermetico e presentano un’alternativa che è attuabile, perché l’arte può aiutare a cambiare il mondo”. E occorre peraltro sottolineare che, oltre ai 10 laboratori aperti a Roma da Sant’Egidio, ce ne sono anche tanti altri in diverse città europee, compresa l’ucraina Ivano-Frankivs’k.
Di fronte alle opere che parlano del “prendersi cura” degli altri (dedicato soprattutto alle tante donne che assistono le persone fragili nelle nostre case), o di avvenimenti storici come la deportazione dal quartiere ebraico di Roma del 16 ottobre 1943 o dell'”unica alternativa” (alla guerra) che è quella della pace, la professoressa di Storia dell’arte contemporanea, Laura Iamurri, ha sottolineato che si tratta di opere belle non solo perché “legate a temi sociali” ma perché di “grande qualità artistica”.
“Abbiamo bisogno di più laboratori e meno ambulatori – ha commentato il regista Paolo Virzì –. L’arte degli ‘Amici’ è bella e raffinata. Esprime una grande capacità di guardare il mondo al contrario di tanti che si considerano ‘normali’ ma sanno guardare solo se stessi”.
“Con questa mostra – ha concluso il presidente della Comunità di Sant’Egidio , Marco Impagliazzo – gli artisti escono dal loro recinto per parlare al mondo. È una rivolta che ci riguarda tutti. Tante volte ci sentiamo impotenti di fronte a cose che sembrano più grandi di noi come la guerra. Gli artisti reagiscono e ci spiegano come si fa a ribellarsi alle disintegrazioni in atto nelle nostre società e immaginare un oltre che è pace e integrazione”.
La mostra “Dis/Integration” resterà aperta fino al 16 dicembre, dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 20.