Nel 2022, al 15 ottobre 2022, tendenzialmente in linea con gli anni precedenti, sono state rimpatriate complessivamente 2.853 persone dall’Italia. Fra queste, 2.356 – delle quali 1.973 tramite voli charter dedicati – sono state accompagnate da una scorta internazionale della Polizia di Stato (in tutto il 2021 erano state 2.589, nel 2020 erano 2.392) e 831 senza scorta internazionale, tramite voli di linea (nel 2021 erano state 831 e nel 2020 erano 959). Sono alcuni dati forniti dal Garante nazionale delle persone private della libertà, Autorità di monitoraggio dei rimpatri forzati in Italia, che ha promosso per oggi una giornata di studio e confronto sul tema dei rimpatri forzati. Il workshop, dal titolo “Le regole delle procedure di rimpatrio forzato nell’ambito della Direttiva del ministro dell’Interno del 19 maggio 2022”, al via alle 11 presso lo Spazio eventi Industrie Fluviali a Roma, “intende esaminare – viene spiegato in una nota – la nuova disciplina dei Centri di permanenza per il rimpatrio, rispetto alla quale il Garante nazionale ha espresso alcuni pareri, in diverse parti recepiti nel testo adottato, contribuendo così all’innalzamento degli standard che dovranno essere raggiunti per la tutela dei diritti fondamentali delle persone trattenute nei Centri”.
Dal 1° gennaio 2022 allo scorso 15 ottobre dall’Italia sono partiti 62 voli charter dedicati verso la Tunisia, 9 verso l’Egitto, 6 verso la Georgia (in questo caso voli congiunti, cioè realizzati in cooperazione con altri Paesi Ue), 3 verso la Nigeria, 2 verso il Gambia (anch’essi voli congiunti) e uno verso l’Albania.
La maggior parte (1.636) dei 1.694 cittadini tunisini complessivamente rimpatriati nel 2022, lo sono stati tramite voli charter. Lo stesso vale per l’Egitto (219 su 226) e per la Nigeria (61 su 72). Diversi i casi dell’Albania (dei cui 407 cittadini rimpatriati solo 13 con volo charter) e del Marocco (101 persone rimpatriate, tutte con volo di linea).
Negli ultimi anni, il Garante nazionale ha promosso il rafforzamento del proprio sistema di monitoraggio grazie alla costruzione di una rete nazionale di monitor, alla quale partecipano otto Garanti regionali (Piemonte, Campania, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Molise, Puglia, Sicilia) e quattro Garanti comunali (Torino, Milano, Gradisca d’Isonzo e Oristano).