“È incontestabile il fatto che Giovanni Paolo II sia stato un Papa che, in linea con le conoscenze acquisite, abbia ingaggiato una lotta determinata contro i casi di abuso sessuale sui minori ad opera di alcuni sacerdoti e abbia introdotto norme obbligatorie per tutte le Chiese per fare i conti con questo tipo di crimini”. Si conclude così la “Posizione sulle attività di Giovanni Paolo II circa i reati sessuali con minori” del Consiglio permanente dei vescovi polacchi, pubblicata oggi. Essa intende confutare la tesi che il Papa non abbia affrontato correttamente o in misura adeguata il problema “o che addirittura lo abbia coperto”. Secondo i vescovi “lo sguardo” all’attività di Giovanni Paolo II dovrebbe tenere conto del contesto storico, delle conoscenze dell’epoca, delle condizioni in cui ha vissuto. La nota elenca e mostra “la coerenza delle iniziative da lui intraprese”. E afferma: la “mentalità di discrezione allora prevalente nella Chiesa” ha fatto sì che, “anche se sono state intraprese delle azioni, hanno dominato contemporaneamente la paura e la resistenza a comunicarle in modo trasparente”. Nello specifico della vicenda McCarrick, i vescovi polacchi si domandano “fino a che punto Giovanni Paolo II sia stato debitamente informato” e “in che misura alcune decisioni siano state prese a sua insaputa”. Giovanni Paolo II, conclude la nota, “ha avviato un processo molto importante, che continua tuttora, di pulizia della Chiesa in questo ambito”.