“Quasi nove mesi di guerra di ampie dimensioni hanno ridotto una parte del Paese a una rovina, svuotato di gente, pieno di detriti e avvolto nel buio”. È la fotografia dell’Ucraina, scattata ieri dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, nell’omelia della Messa celebrata a Santa Maria Maggiore per il 30° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Ucraina. “La realtà di distruzione e di sofferenza che le immagini e le statistiche mettono ogni giorno di fronte ai nostri occhi alimenta la tentazione a cedere alla delusione e alla sfiducia”, ha proseguito il cardinale. “Assistiamo all’orrore di una guerra che dopo tanti mesi continua a seminare distruzione e morte”, ha detto Parolin: “Vediamo, inoltre, il fallimento dei tentativi per riportare la pace o trovare soluzioni che ad essa conducano, mentre sangue e lacrime continuano a scorrere, nella morsa sempre più dolorosa del freddo e del buio”. “Ciò nonostante – ha proseguito – noi eleviamo a Dio la preghiera per la pace in Ucraina e in ogni Paese che soffre per la guerra, perché non venga a mancare la fiducia nelle sue promesse di vita e perché esse trovino presto compimento. A dispetto delle volontà e degli sforzi umani che falliscono, chiediamo a Dio di effondere il suo Spirito sulla nostra umanità desiderosa di pace, per essere liberata dal flagello delle contese armate”.
“Violenza, sopruso e ingiustizia, infatti, hanno sempre un duplice effetto, si ripercuotono due volte in chi ne è vittima, perché non solo procurano un male esterno, ma ne producono anche uno interno, nel cuore delle persone”, ha denunciato il porporato: “Di qui, pur animati dal naturale desiderio di giustizia, nascono rancori e volontà di vendetta. Ed è questo il punto sul quale il Signore ci insegna a reagire con amore. Perché così com’è legittimo difenderci esternamente da chi intende aggredirci e sopraffarci, ancor più doveroso è difenderci interiormente dall’odio e dalla vendetta”, per “portarci fuori dal deserto della guerra”.