“Pensiamo che la strada per affrontare la crisi sia con i fatti, non con le parole, sia attraverso dei gesti. Siamo molto stanchi delle parole. Il primo gesto è imparare ad ascoltare. Non potremo dialogare se non impariamo ad ascoltare. L’ascolto è un gesto e non si può sentire con rumori interiori dove sto preparando subito l’argomentazione opposta o il pensiero diverso”. Lo ha detto il presidente della Conferenza episcopale argentina (Cea), mons. Oscar Ojea, vescovo di San Isidro, intervenendo al Congresso dell’Argentina, nell’ambito di un incontro con i leader religiosi promosso dal Consiglio economico-sociale del Parlamento.
“L’identità – ha proseguito mons. Ojea – non si consolida o si afferma nello scontro. Se continuo a sottolineare la differenza, non consolido la mia identità, ma accresco la mia insicurezza. L’identità si consolida e si afferma con l’appartenenza, con l’appartenenza a un ideale, a un sentimento, a una sensibilità. Non si può continuamente accentuare la differenza”.
Infine, il presidente della Conferenza episcopale argentina ha espresso che “il dialogo deve essere cordiale, non deve essere prepotente e arrogante, deve essere prudente e deve tener conto della storia dell’altro. Dopo aver ascoltato e parlato, devi discernere, questa è la cosa più importante. Prendere decisioni dopo aver raggiunto il consenso ed essere in grado di sostenerle. È fondamentale sottolineare le cose su cui siamo d’accordo”.