I Servizi per la tutela dei minori sono presenti in tutte le 226 diocesi italiane. È quanto risulta dal primo Report nazionale presentato oggi a Roma, che ha raccolto 158 risposte su 166 diocesi coinvolte: 8 Servizi sono infatti a carattere interdiocesano. La rappresentatività statistica del campione di indagine è pari al 73,4% (166 diocesi sulle 226 totali in Italia e, ad oggi, sono in corso ulteriori accorpamenti). Per quanto riguarda la distribuzione geografica del campione, il Report evidenzia una relativa omogeneità nella presenza di diocesi collocate nelle diverse aree del nostro Paese, anche se al Centro Italia corrisponde una percentuale di poco inferiore a quella di Sud e Nord. Le diocesi del campione sono soprattutto di medie dimensioni (tra 100 e 250mila abitanti), seguite dalle diocesi di grandi (oltre 250mila) e piccole dimensioni (fino a 100mila). Il referente, nella maggior parte dei casi, è un sacerdote (51,3%), seguito da laico o laica (42,4%) e solo raramente un religioso o una religiosa (6,3%). Le diocesi di piccole dimensioni invece si distinguono in quanto a ricoprire il ruolo di referente, in oltre la metà dei casi, è un laico/a (56%), mentre negli altri casi un sacerdote. Il 77,2% delle diocesi censite ha una équipe di esperti a sostegno del Servizio, le cui principali attività consistono in incontri e corsi formativi. Il numero di incontri formativi proposti nel biennio in esame (2020-2021) è cresciuto notevolmente, passando dai 272 incontri del 2020 ai 428 del 2021. In crescita il trend: da 7.706 nel 2020 a 12.211 nel 2021, con l’aumento più alto per gli operatori pastorali, passati da 3.268 a 5.760. Le relazioni tra Sdtm e altri organismi ecclesiali, quali Ordinari religiosi e Superiori di istituti femminili, risultano scarse: solo il 4,7% dichiara di aver promosso iniziative comuni. Anche le iniziative o le collaborazioni con altri enti, associazioni, istituzioni non ecclesiali, risultano limitate (12,2%); solo nell’11,4% dei casi il Sdtm partecipa a tavoli istituzionali civili. Gli Uffici diocesani con i quali sono state avviate collaborazioni sono soprattutto l’Ufficio per la pastorale giovanile (53,3%), l’Ufficio per la pastorale familiare (47,4%), l’Ufficio scuola (35,6%).
La maggior parte delle diocesi ha attivato un Centro di ascolto (70,8%), in particolare nelle diocesi di grandi dimensioni (84,8%). Le modalità con cui vengono pubblicizzate le attività del Sdtm si avvalgono soprattutto del sito web (67,7%), in secondo luogo si utilizzano presentazioni o comunicazioni ordinarie alla stampa (42,4%). I referenti dei Sdtm sono stati chiamati a fornire un parere in merito ai punti di forza e di debolezza del sistema sinora costituito a livello diocesano. Tra i punti di forza vengono indicati in via prioritaria la sensibilità di educatori e catechisti nei confronti del tema degli abusi sui minori (il punteggio medio da 1 a 10 è 7,3) e la gestione delle relazioni con gli Uffici pastorali diocesani (7,1), con il Seminario diocesano (6,5) e con educatori e catechisti (6,4). I punti negativi risultano invece: la capacità di gestire relazioni con Istituti e Congregazioni religiose (5,1), con le associazioni non ecclesiali (4,9), con gli enti locali (4,8); infine, il giudizio più negativo è riservato all’attività di comunicazione realizzata sui media locali (4,1) circa le iniziative proposte dai Servizi.