Papa in Barhein: p. Spadaro, “sul filo del dialogo con il vasto mondo musulmano” contro il “pensiero isolante”

Il viaggio apostolico di Papa Francesco in Bahrein “si connette direttamente a quelli recenti in Marocco, negli Emirati Arabi Uniti, in Iraq e in Kazakistan, ma anche, a suo modo, a quelli precedenti in Turchia, Azerbaigian e Bangladesh. Il filo rosso è il dialogo con il vasto mondo musulmano”. A ripercorre l’ultimo viaggio del Papa (3-6 novembre) è padre Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”, nel quaderno n. 4.138 in uscita sabato ma come di consueto anticipato al Sir. In un suo discorso prosegue il gesuita, paragonando la Terra a “un vasto mare blu che congiunge rive diverse”, Francesco “ha offerto un’immagine che è come una meditazione sul mondo” e ha esortato a vincere quello che ha definito il “pensiero isolante”.
Una visita, la sua, avvenuta anche sullo sfondo di grandi tensioni internazionali. “Non sono mancati i riferimenti a Ucraina, Yemen, Libano ed Etiopia”, annota ancora Spadaro. Il Messia, “principe della pace”, è figura che “il Papa ha evocato per dire che il potere – per evitare di diventare un pericoloso gioco infantile – deve cercare la pace”. “Rivolgendosi a un popolo islamico, composto da sciiti e sunniti che sperimentano tensioni, ha voluto – insieme all’imam Al-Tayyeb – lanciare un messaggio di unità e di dialogo. E per cristiani e musulmani insieme, così come per tutti, l’invito è stato a essere cittadini che lavorano insieme per il bene comune. La Chiesa – piccola in un Paese piccolo – è chiamata, proprio per la sua natura di comunità composita e migrante – conclude p. Spadaro -, a essere segno profetico di unità e di pace per il mondo intero”.

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