“Una serenità perfetta ma asettica, senza sentimenti, quando diventa il criterio di scelte e comportamenti, ci rende disumani”. Ne è convinto il Papa, che ha dedicato l’udienza di oggi, pronunciata in piazza San Pietro, al tema della desolazione, come elemento del discernimento. “Non possiamo non fare caso ai sentimenti”, ha proseguito Francesco a braccio: “Non saremmo umani, e il sentimento è una parte della nostra umanità. Senza capire i sentimenti saremo indifferenti alla sofferenza degli altri e incapaci di accogliere la nostra”. “Senza considerare che tale perfetta serenità non la si raggiunge per questa via dell’indifferenza”, il monito del Papa, che ha messo in guardia da “questa distanza asettica: ‘io non mi immischio nelle cose, io prendo le distanze’. Questa non è vita, è come se vivessimo in un laboratorio, chiusi per non avere malattie!”. “Anche lo stato spirituale che chiamiamo desolazione – quando nel cuore è tutto buio, è triste – può essere occasione di crescita”, ha assicurato Francesco, secondo il quale “se non c’è un po’ di insoddisfazione, di tristezza salutare, una sana capacità di abitare nella solitudine, di stare con noi stessi senza fuggire, rischiamo di rimanere sempre alla superficie delle cose e non prendere mai contatto con il centro della nostra esistenza”.