“Chiediamo, in nome di Dio, che finiscano le ostilità tra fratelli boliviani ed esortiamo quanti sono chiamati a farlo ad aprire autentici spazi di dialogo, di tolleranza e di riconciliazione, per riaccendere la fraternità tra tutti. Chiediamo inoltre rispetto e garanzie per coloro che, nella giustizia e nel diritto, non sono d’accordo con la visione di chi ci governa, affinché non siano vittime di persecuzioni e dell’uso improprio della giustizia”. È l’appello, che si aggiunge a quelli delle ultime settimane, della Conferenza episcopale boliviana, al termine dell’assemblea plenaria che si è tenuta a Cochabamba, in un contesto sociale di grande tensione, a causa dello sciopero a oltranza che si tiene da 25 giorni a Santa Cruz de la Sierra.
“L’attuale situazione boliviana preoccupa tutti – scrivono i vescovi nel messaggio finale -, a causa del disaccordo e del confronto, siamo esacerbati da un’eccessiva violenza motivata da opposti fini politici, generando come risposta un aumento della violenza e disgregazione sociale. Per questo, come pastori, chiediamo di promuovere prima di tutto la ‘cultura dell’incontro’, basata su segni positivi e concreti, che ci portino a soddisfare le legittime attese che abbiamo come Paese in un clima di pacifica e serena convivenza. È un appello al disarmo delle posizioni violente: non faremo alcun passo in avanti affrontandoci come nemici! Deve prevalere il bene di tutti e solo lavorando insieme, superando difficoltà e posizioni contrapposte, potremo intravedere un futuro per il Paese”.
Lo sciopero è giunto, infatti, a un momento molto delicato ed è proseguito dopo che il presidente della Bolivia Luis Arce ha annunciato che il censimento generale si terrà sabato 23 marzo 2024 e che i risultati preliminari saranno resi noti nel settembre dello stesso anno. In pratica, il Governo anticipa di un mese la tabella di marcia, in seguito alle proteste. “Vi chiedo di riflettere e sottolineare non ciò che ci separa, ma ciò che ci avvicina”, ha detto il presidente sabato scorso. L’unica possibile base di trattativa, al momento, appare quella che il Governo garantisca che i risultati del censimento arriveranno in tempi utili per una revisione della rappresentanza territoriale in Parlamento entro le elezioni del 2025. “Auspico che in questo momento l’Assemblea legislativa possa pronunciarsi al più presto e tenere conto di tutti i connotati dell’attuale problema dovuto al censimento”, ha detto in conferenza stampa il vicepresidente della Ceb, mons. Ricardo Centellas, arcivescovo di Sucre, rispondendo alle domande dei giornalisti.