La Repam (Rete ecclesiale panamazzonica) vuole camminare con la Chiesa universale. È quanto emerso da una settimana di lavori, svoltasi a Manaus, della presidenza dell’organismo e delle commissioni. Ciò si è materializzato, da un lato, nella creazione del Comitato per la protezione dei bambini, adolescenti e adulti vulnerabili; dall’altro, nel cammino per il Sinodo sulla Sinodalità. A questo proposito, la Repam e la Ceama (Conferenza ecclesiale panamazzonica) hanno ribadito di voler offrire una riflessione congiunta su ciò che si intende per sinodalità dalla pratica pastorale della Chiesa in Amazzonia. L’obiettivo è mostrare come la Chiesa stessa abbia camminato in questi tre anni, rendendo visibili nuovi soggetti e apprendimenti, avendo come riferimento il documento finale del Sinodo, l’esortazione Querida Amazonía, nonché il Documento di lavoro per la fase continentale e il suo processo di ascolto, dialogo e discernimento. Ora, la fase continentale del Sinodo proseguirà a sottolineare l’importanza del contributo dell’Amazzonia.
Nel corso dell’assemblea di è anche tornati a parlare di diritti umani, giustizia, custodia del creato, che non possono prescindere da una presenza sul territorio, avendo come protagonisti donne e giovani. Si tratta di “lavorare in una rete che intreccia giorno dopo giorno il futuro della nostra terra in spazi e realtà differenti con una cura comune, attraverso un’ecologia integrale come ci chiede l’enciclica Laudato si’, ispirazione per il nostro fare e vivere”, ha detto il presidente della Repam, mons. Rafael Cob, vescovo del vicariato apostolico di Puyo (Ecuador), il quale ha affermato che “in un contesto di morte si cerca di rispondere a un’urgenza sempre più forte per l’intera umanità”.