La Chiesa cattolica nei Paesi Bassi è “vulnerabile” per il “drastico declino” nella partecipazione alla vita della Chiesa dagli anni ’60, perché la conoscenza dei contenuti centrali della fede è “generalmente molto limitata o inesistente”, perché si crede in alcuni valori più che in Dio, perché sono scomparse tante strutture che un tempo “sostenevano la fede nella vita quotidiana”. Questo si legge nel rapporto che i vescovi olandesi hanno presentato ai diversi dicasteri vaticani durante la loro visita ad limina (7-12 novembre). Le fusioni tra parrocchie – dovute a “motivi economici e di personale” – possono aiutare a “ritrovare vitalità e zelo missionario”; esse portano con sé la fusione anche delle istituzioni Caritas, che diventano così “più grandi e più forti, e capaci di dare alle parrocchie più grandi del futuro un volto diaconale”. Il rapporto elenca con precisione tutte le attività portate avanti dalla Chiesa tra il 2012 e il 2021 (gli anni intercorsi dalla scorsa visita nel 2013), nei diversi ambiti pastorali. Descrive anche la società olandese: “drastica secolarizzazione, forte individualizzazione, commercializzazione e pluralismo religioso e culturale” i tratti distintivi. “Va affrontata la crisi della fede, che sta alla base della crisi della Chiesa”, si legge ancora, con un “annuncio della fede e una catechesi che devono includere Cristo”, più che norme, valori e virtù. Il futuro della Chiesa olandese è fatto di “persone che vogliono essere cattoliche sulla base di una scelta consapevole e con entusiasmo”: “siamo fiduciosi che possano essere il lievito del Regno di Dio”.