“Ci sono migliaia di persone nel cimitero del Mediterraneo. Un neonato di 20 giorni entra tra questi numeri e non ci fa nemmeno preoccupare”. A parlare al Sir è padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, commentando il ritrovamento del corpo senza vita di un neonato di 20 giorni in un barchino arrivato a Lampedusa e di una giovane donna morta per ipotermia dopo essere stata portata in salvo da una motovedetta della Guardia di finanza. “Le campagne contro gli sbarchi, contro l’accoglienza di migranti di una certa provenienza, a lungo andare rischiano di creare ostilità nei confronti di alcuni e accettazione nei confronti di altri – afferma -. Si creano tensioni anche all’interno di un centro di accoglienza: se ci sono ucraini e persone di altri Paesi, questi ultimi percepiscono di essere trattati diversamente”. “Anche se noi cerchiamo di trattare tutti allo stesso modo – puntualizza – è difficile spiegare perché alcuni sono trattati in un modo e altri in un altro”. E’ come se la vita umana avesse un valore diverso a seconda del colore della pelle? “Purtroppo si – risponde – ma noi non ci arrendiamo a questa evidenza. Se una persona perde una vita durante una traversata cerchiamo di ricordare che sono tragedie a cui non bisogna abituarsi”. Gli scontri continui sui migranti, prosegue, “non permettono un’analisi obiettiva né di affrontare il problema nella sua complessità. Negli anni è stato semplificato un fenomeno complesso che andrebbe affrontato nelle varie tappe: dal sostenere con investimenti i Paesi in via di sviluppo, ai viaggi sicuri, all’accoglienza garantita insieme all’integrazione”.