“Il perdono è sempre generativo di vita e di salvezza. Senza non riusciamo a salvarci. Per questo è sempre ‘conveniente’ darlo e chiederlo”. Il perdono come unica via, anche nel cuore di un conflitto come quello in Ucraina che vede cristiani contro cristiani e sta avvelenando l’Europa. Dal cuore di questo conflitto, ieri sera, ha parlato l’arcivescovo di Mosca, mons. Paolo Pezzi. L’occasione era l’evento organizzato a Ravenna per il centenario della nascita di don Luigi Giussani dall’associazione “Giussani 100” e da “Il Sicomoro”, alla presenza dell’arcivescovo di Ravenna-Cervia, mons. Lorenzo Ghizzoni.
“Perdonare e essere perdonati – ha spiegato in collegamento dalla capitale russa il presule -: qui è diventata una condizione inevitabile da quando è iniziata questa sciagurata azione il 24 febbraio scorso”. E poi il racconto del gruppo di giovani che ha incontrato qualche settimana dopo l’inizio del conflitto in collegamento con gli Stati Uniti. “Una era ucraina – ha ricordato – e mi ha detto: ‘Mio fratello là dovrà imbracciare un fucile e forse uccidere, non deve farlo? Deve farsi ammazzare?’. La mia risposta è stata questa: ‘Deve andare al fronte,: il bene e la difesa della Patria è un dovere giusto per il quale è possibile che debba dare la vita. Ma se non perdonerà, di cuore, il russo che avrà davanti resterà divorato dall’odio per tutta la vita o negherà al nemico la salvezza. In guerra non si sa cosa possa accadere ma la salvezza, la vita eterna, quella, se perdoniamo, non verrà mai meno”. Mons. Pezzi racconta anche di una donna, madre di tre figli, appartenente al movimento di Comunione e Liberazione alla quale le Br hanno ucciso il marito. “Le ho detto: perdoni gli assassini, farà bene ai suoi figli. Poi, certamente la giustizia deve fare il suo corso, ma il perdono aiuta a vivere meglio. Il perdono è sempre generativo”.