Il numero dei senzatetto in Europa è aumentato del 70% nell’ultimo decennio, e sarebbe superiore a 700mila persone, dati farraginosi del 2020: la cifra è nota da tempo, e alla vigilia della “Giornata mondiale dei senzatetto”, il prossimo 10 ottobre, il Comitato economico e sociale europeo (Cese) a Bruxelles ha dedicato al tema una mattinata di confronto tra diversi stakeholders. La prospettiva: l’annunciata legislazione europea dell’Ue per sconfiggere la “homelessness”, a partire dalla emergenza abitativa. “Abbiamo bisogno di un piano d’azione europeo sull’edilizia abitativa, per aumentare l’offerta di alloggi sociali e a prezzi accessibili e combattere efficacemente i senzatetto”, ha sollecitato la presidente del Cese Christa Schweng, aprendo i lavori. Nel 2020 il Parlamento europeo aveva chiesto un’azione più forte da parte della Commissione e dei Paesi Ue per porre fine al fenomeno entro il 2030. Per la Commissione ha riferito Michele Calandrino, (Disability and Inclusion Unit), sottolineando come la competenza sia nazionale e non europea, ma come l’Ue stia agendo con tre strumenti: sviluppare le prove, perché “per affrontare il problema bisogna conoscerlo bene”; mettere in campo pratiche di “apprendimento reciproco”, attraverso eventi e incontri sempre più partecipativi; facilitare l’accesso ai finanziamenti, imparando a usare i fondi disponibili.
Per Mette Petersen, direttrice di Croce Rossa Ue, lo scambio sulle best practice è fondamentale anche perché “se vogliamo trovare soluzioni, dobbiamo trovarle insieme”. Petersen ha invitato l’Ue a “sostenere questo dialogo, incoraggiando gli Stati membri a includere la società civile nell’elaborazione dei piani nazionali”. Tra i relatori anche la finlandese Tii Juden, una giovane che ha raccontato come sia stato fondamentale l’aiuto dei coetanei per togliersi dalla strada e come l’aver ottenuto un alloggio sia l’inizio per ricominciare ad avere fiducia nel futuro.