“Non esiste una tariffa per la grazia, perché la grazia non è in commercio ma – come dice il nome stesso – è gratuita e l’unico suo ‘prezzo’ è il fidarsi di Dio”. Lo ricorda il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, nella sua rubrica sul settimanale della diocesi di Trento, Vita Trentina, intitolata “In ascolto della Parola” dove commenta le Letture della Domenica (questa settimana 9 ottobre). Nella riflessione il Custode esorta “a comprendere che fede, riconoscenza e gratitudine sono atteggiamenti strettamente connessi tra di loro” e i racconti di guarigioni di lebbrosi proposti dalla liturgia di questa domenica “ci fanno scoprire il legame esistente tra credere, riconoscere e ringraziare”. Come nel caso di Naaman Siro (prima lettura), un ufficiale arameo malato di lebbra che si era recato in Israele per essere guarito dal profeta Eliseo. “È uno straniero, un non-israelita che deve imparare a fidarsi di Dio e della sua Parola per poter sperimentare la guarigione. Dopo la guarigione – spiega Patton – vuole pagare il profeta, che però non accetta nessun dono: è stato Dio a guarire Naaman, e costui deve imparare a ringraziare Lui e Lui solo”. È il caso dei dieci lebbrosi (vangelo) che dopo essere stati guariti, “solo uno però ritorna da Gesù per ringraziare. “È un samaritano, uno straniero – sottolinea il Custode -. Per nove lebbrosi la fede è durata finché è durato il tornaconto e si è conclusa con l’adempimento degli obblighi legali che avrebbero loro consentito di rientrare nella società. Per un solo lebbroso la guarigione si è trasformata in salvezza e la fede è diventata via al riconoscimento di Gesù come Signore e alla gratitudine adorante nei suoi confronti. Il racconto sembra dirci – con una certa amarezza – che nove volte su dieci nemmeno noi ci rendiamo conto del bene che ci viene fatto. Nove volte su dieci non sappiamo dire grazie, né a Dio né alle persone”.