Un appello al governo britannico perché faccia marcia indietro rispetto alla decisione di dare il via libera al “fracking”, la tecnica di estrazione del metano che rischia di immettere sostanze tossiche nell’acqua e nell’aria, è arrivato dal vescovo John Arnold, responsabile del settore ambiente per la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. Il “fracking” era stato proibito dal governo britannico nel 2019 dopo che aveva provocato diverse scosse di terremoto a Blackpool, nell’unico sito dove il sistema di estrazione veniva usato nel Regno Unito. A sospendere il divieto è stato poi il ministro dell’industria, Jacob Rees-Mogg. Il vescovo Arnold è intervenuto dopo che 40 animatori del movimento “Laudato si’” avevano scritto al ministro una lettera nella quale protestavano contro la decisione del ministro Rees-Mogg di continuare l’estrazione di petrolio e gas dal Mare del nord che contraddice i principi della dottrina sociale cattolica della Chiesa ripresi nell’enciclica “Laudato si’”. A protestare contro la decisione del ministro è stato anche il portavoce per l’ambiente della diocesi di Lancaster, dove si trova il sito dove viene praticato il “fracking”, che ha detto che gli abitanti della zona sono “molto preoccupati e arrabbiati”. A concordare con il vescovo Arnold sul fatto che “il fracking è molto pericoloso” è Andy Atkins, direttore di “Arocha”, la più importante charity cristiana britannica per l’ambiente.