“Dopo otto secoli, San Francesco resta comunque un mistero. Così come resta intatta la domanda di fra’ Masseo: ‘Perché a te tutto il mondo viene dietro, e ogni persona pare che desideri di vederti e d’udirti e d’ubbidirti?’”. Ne è convinto il Papa, che ricevendo in udienza i membri del Coordinamento
ecclesiale per l’VIII Centenario Francescano e ha ripercorso le tappe, la prima delle quali è Fontecolombo, “a motivo della Regola e insieme a Greccio, luogo del Presepe”. Poi La Verna, che co le stigmate “rappresenta ‘l’ultimo sigillo’ – come dice Dante – che rende il Santo assimilato al Cristo crocifisso e capace di penetrare dentro la vicenda umana, radicalmente segnata dal dolore e dalla sofferenza”. Infine, Assisi, che con il Transito di Francesco alla Porziuncola “svela del cristianesimo l’essenziale: la speranza della vita eterna”. “Non è un caso che la tomba del Santo, collocata nella Basilica Inferiore, sia divenuta nel tempo la calamita, il cuore pulsante di Assisi”, ha commentato il Santo Padre: “segno inequivocabile della presenza di colui la cui ‘mirabil vita / meglio in gloria del ciel si canterebbe’”, come si legge nel Paradiso dantesco.