Paraguay: conclusa la Settimana sociale sulla proprietà della terra, tema irrisolto. “Superare accaparramento da parte di pochi”

(Foto: Conferenza episcopale del Paraguay)

In Paraguay i temi della proprietà della terra e del rispetto dei diritti delle popolazioni indigeni restano irrisolti, se solo si considera che l’85% dei terreni coltivabili è in mano al 2% della popolazione. La denuncia è arrivata dalla Settimana sociale della Chiesa del Paraguay, che si è svolta dal 25 al 27 ottobre. Una settimana che, come ha evidenziato mons. Pierre Jubinville, vicepresidente della Conferenza episcopale paraguaiana e vescovo di San Pedro, è stata un’occasione per “scoprire qual è il modello di terra di cui abbiamo bisogno, da realizzare attraverso la rinuncia all’accaparramento, per fare sì che a tutti sia offerta una vita degna”.
Numerosi i docenti, gli esperti e gli operatori sociali intervenuti durante i tre giorni di lavori, che si sono tenuti nella capitale Asunción. “I tentativi di esproprio che sono stati fatti sono falliti perché la nostra legislazione è superata”, ha detto il prof. Abel Areco, che ha invitato a non dimenticare i 124 contadini assassinati dalla caduta della dittatura del 1989. È importante tenerlo presente “la bassa diversificazione del lavoro rurale, la povertà e la migrazione, la stagnazione alimentare dovuta all’agricoltura familiare contadina, l’aumento della dipendenza alimentare, il deterioramento dell’ambiente”, ha affermato il dott. Víctor Imas. Di fronte a questa realtà, padre Nilson Ortellado si è interrogato: “Può la Chiesa tacere di fronte a questa situazione? Nel corso della storia ha saputo accompagnare le lotte sociali e dobbiamo continuare a farlo”. La terra in Paraguay è nelle mani di grandi aziende, principalmente di soia, che vengono tassate nei paradisi fiscali, ha denunciato Verónica Serafini.

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