“Anzitutto, voi volete contribuire a far crescere la Chiesa nella fraternità. Vi ringrazio! Su questo siamo perfettamente sintonizzati. Sì, ma come farlo? Prima di tutto, non spaventatevi se – come avete notato – nelle comunità vedete che è un po’ debole la dimensione comunitaria. È una cosa molto importante, ma non spaventatevi, perché si tratta di un dato sociale, che si è aggravato con la pandemia”. Lo ha detto stamani Papa Francesco ricevendo in udienza, nell’Aula Paolo VI, i giovani dell’Azione Cattolica italiana. “Oggi, specialmente i giovani, sono estremamente diversi rispetto a 50 anni fa: non c’è più la voglia di fare riunioni, dibattiti, assemblee… Per un verso, è una cosa buona, anche per voi – ha osservato il Pontefice –: l’Azione Cattolica non dev’essere una “Sessione” Cattolica!, e la Chiesa non va avanti con le riunioni”.
Il Papa ha puntato il dito contro “l’individualismo, la chiusura nel privato o in piccoli gruppetti, la tendenza a relazionarsi ‘a distanza’ contagiano anche le comunità cristiane”. Quindi, ha chiesto di fare attenzione al “menefreghismo”. “Se ci verifichiamo, siamo tutti un po’ influenzati da questa cultura. Dunque bisogna reagire, e anche voi potete farlo incominciando con un lavoro su voi stessi”. Papa Francesco parla di “lavoro” perché “è un cammino impegnativo e richiede costanza”. “La fraternità non si improvvisa e non si costruisce solo con emozioni, slogan, eventi… No, è un lavoro che ciascuno fa su di sé insieme con il Signore, con lo Spirito Santo, che crea l’armonia tra le diversità”. Infine, dal Pontefice due moniti ai giovani – attenzione alle chiacchiere che creano divisione – e a non avere “facce da veglia funebre”.