Il Consiglio nazionale di Caritas Italiana “invita il nuovo Governo a discernere le priorità su cui agire per contrastare le povertà dei nostri tempi e costruire comunità capaci di includere senza lasciare indietro nessuno. Nello stesso tempo ribadisce l’impegno a vigilare e fare advocacy, con la massima apertura, senza condizionamenti, ma pronti ad una sana denuncia per difendere ed esigere i diritti dei poveri, non solo i bisogni”. È quanto si legge in una nota diffusa da Caritas Italiana al termine dei lavori della Presidenza e del Consiglio nazionale. Aprendo la riunione, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, presidente di Caritas Italiana, ha sottolineato che “il simbolo di questo secondo anno di cammino sinodale è la strada che porta al villaggio di Betania e ci chiede di andare incontro, camminare insieme e avere attenzione a quanti incrociamo sui nostri percorsi, trovando il linguaggio giusto, sapendo anche interpretare i silenzi”. Questo anche per animare ed essere “lievito” nelle comunità.
Il Consiglio nazionale ha eletto nuovo membro di Presidenza Mario Galasso, direttore di Caritas Rimini e delegato regionale delle Caritas dell’Emilia Romagna. Il confronto è andato poi avanti sui vari punti all’ordine del giorno approvando le linee di Programmazione 2022-2023. In particolare a patire dai dati del Rapporto su povertà ed esclusione sociale “L’anello debole” presentato il 17 ottobre, si è confermato anche per l’anno in corso un aumento delle persone che chiedono aiuto alle Caritas, in particolare, in seguito alla crisi energetica, per il pagamento delle bollette sempre più care. Nel contempo oltre ad una povertà economica è emersa una povertà culturale, che incrocia il tema della qualità dell’offerta formativa, della dispersione scolastica, dell’accesso all’istruzione. Durante i lavori, si è sottolineato inoltre che la povertà è globale e quindi è necessario allargare lo sguardo a situazioni di crisi in tutto il pianeta: dall’emergenza nel Sahel e Corno d’Africa, alla guerra in Ucraina ma anche in tutte le altre zone di conflitto con un invito ad avere un’attenzione complessiva alla mobilità umana. La rotta Balcanica è in ripresa, così come la rotta del Mediterraneo con le tragiche morti di queste giorni, per questo bisogna ribadire che quanto riconosciuto agli ucraini valga anche per gli agli migranti in fuga dalla guerra. Così come si è condivisa la necessità, nel quadro degli interventi da programmare, di avere uno sguardo prospettico sul futuro e sulla riconciliazione tra comunità ucraine e russe.