Ucraina: Movimento di azione non violenta, firmati i “Patti di Leopoli” per la ricostruzione tra comuni italiani e ucraini

Sono stati firmati in Ucraina i “Patti di Leopoli” tra il Mean-Movimento di azione nonviolenta, insieme ad alcuni comuni italiani e al coordinatore delle Anci (Associazione nazionale comuni italiani) regionali italiane, e venticinque comuni ucraini. La dichiarazione regola i reciproci impegni a favore del popolo ucraino aggredito. Si tratta di cinque articoli, tra cui spicca l’istituzione di una Commissione Verità e riconciliazione. La delegazione del Mean è partita dall’Italia il 24 ottobre ed ha incontrato il 25 ottobre venticinque sindaci dell’oblast’ di Leopoli ed alcuni esponenti della società civile ucraina. Tra i delegati anche don Giacomo Panizza, Comunità Progetto Sud. “Ai sindaci ucraini abbiamo proposto un’idea di ricostruzione diversa da quella tradizionale – spiega Gregorio Arena, fondatore di Labsus-Laboratorio sussidiarietà -. Alle strutture pubbliche ovviamente dovrà pensarci lo Stato, alla ripresa delle fabbriche ovviamente dovranno pensarci gli imprenditori, alle case dovranno pensarci i privati. Ma c’è uno spazio di beni pubblici di cui tutti i cittadini dovranno prendersi cura”. In questo senso è stato stipulato un “patto di collaborazione” con i propri comuni per una “ricostruzione partecipata e condivisa” da tutti gli abitanti dei luoghi da ricostruire. Arena auspica “Patti di collaborazione fra comuni italiani e ucraini”, coinvolgendo i cittadini italiani “nella ricostruzione condivisa dei comuni ucraini, ognuno con le proprie professionalità e competenze”. I comuni italiani – come si legge nel testo dello Statement- si sono impegnati a “Sostenere i comuni accoglienti ucraini nella strutturazione di una rete di accoglienza diffusa per la qualità di vita degli sfollati interni che provengono dalle città distrutte o assediate dell’est Ucraina”. In particolare, grazie anche alla presenza di Anci, i comuni italiani si sono impegnati a “sostenere il governo centrale ucraino e le associazioni dei comuni ucraini nella predisposizione di un sistema operativo di accoglienza diffusa degli sfollati”. Don Giacomo Panizza, componente della cabina di Regia del Mean  ricorda che “la concreta crudeltà della guerra guerreggiata solo in difesa del popolo di Ucraina ci ha imposto parole concrete, vive e credibili”. Chiede perciò “patti per la ricostruzione, lavoro, salute, continuazione degli aiuti umanitari, per costruire vera uguaglianza tra le nazioni e democrazia politica, sociale, culturale”.

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