Un appello affinché “cessino i bombardamenti e i combattimenti, si possa dare degna sepoltura ai defunti, curare le ferite dei cuori e dei corpi, e venga un tempo in cui i figli di uno stesso battesimo non debbano più usare la parola ‘nemico’ per chiamarsi l’un l’altro, ma tornare a pronunciare e a vivere in autenticità quella di fratello”. A lanciarlo oggi è stato il card. Leonardo Sandri, Prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, che questa mattina è intervenuto all’apertura dell’anno accademico 2022 – 2023 presso il Pontificio Istituto Orientale, di cui è Gran Cancelliere. “Non è un traguardo troppo alto – ha detto nell’omelia della Messa celebrata a Santa Prassede in Roma – se come credenti in Cristo seguendo sempre le indicazioni dell’Apostolo Paolo, siamo capaci di vegliare con perseveranza, e soprattutto supplichiamo i santi, perché il nostro sguardo è troppo ristretto o rigato dalle lacrime del dolore e della rabbia, e abbiamo bisogno che gli amici del cielo intercedano per noi perché possiamo tornare a vedere”. Ricordando il passo di Isaia, “come sono belli i piedi del messaggero che annuncia la pace, il messaggero di bene che annuncia la salvezza”, il Prefetto ha evidenziato la dimensione missionaria della vita accademica: “il Pontificio Istituto Orientale ha una missione affidata dai Sommi Pontefici, i docenti anzitutto i Gesuiti sono qui avendo ricevuto una missione, gli studenti sono qui inviati per prepararsi alla missione: tutte questi aspetti si riconducono all’annuncio del Vangelo. Se la nostra Istituzione non vive della dinamica, cioè del movimento dello Spirito che ci chiama e ci manda, essa diventa sterile e fine a sé stessa”.