“Il sacerdote funzionario vive il sacerdozio come se fosse un impiego. È comodo, ha i suoi orari, questo spetta a me, questo no… E così con la crescita si trasforma in uno zitellone, con tante abitudini maniacali, è un nevrotico quotidiano”. Lo ha detto il Papa, incontrando lunedì scorso i seminaristi e i sacerdoti che studiano a Roma, con in quali ha intessuto un dialogo “botta e risposta”. Oltre alla figura del sacerdote funzionario, Francesco ha stigmatizzato quella dei sacerdoti arrampicatori, “che fanno carriera”. “L’arrampicatore alla fine è un traditore, non è un servitore”, ha spiegato Francesco: “Cerca il proprio vantaggio e poi non fa niente per gli altri”. “Io avevo una nonna – ha raccontato – a cui piaceva farci ‘catechesi’ normali, era migrante e i migranti, con il tempo, i migranti italiani, venivano in America e facevano la casa e l’educazione dei figli… E la nonna ci insegnava: ‘Nella vita dovete progredire’, cioè subito i mattoni, la terra, la casa, progredire, cioè fare una posizione, una famiglia e ci insegnava questo. Ma state attenti a non confondere il progredire con l’arrampicarsi”. “Quando ero giovane si usava nello spagnolo e non so se in italiano si usa: questo ha scelto la ‘carriera’ sacerdotale”, ha proseguito il Papa: “La carriera di medico, di avvocato… Oggi non si usa più, grazie a Dio, ma l’arrampicatore fa carriera, state attenti, state attenti; e se voi avete un compagno così, aiutatelo a fermarsi, a non arrampicarsi, perché alla fine farà vedere il peggio di sé stesso. E l’arrampicatore non è mai soddisfatto. Purtroppo nella vita ci sono tanti carrieristi. Tanti. Per favore, se qualcuno di voi ha questa tentazione, fermati, chiedi consiglio per fermarla”.